COSTUME E SOCIETÀ - 30 gennaio 2024, 12:49

Carnevale di Varallo: la serata culturale “Nel regno del re de biss”

Premiato Christian Pivetta di Carcoforo.

Carnevale di Varallo: la serata culturale “Nel regno del re de biss”.

Marcantonio e la Cecca, il Gruppo mascherato, il Sindaco di Varallo, Pietro Bondetti, il Parroco Don Roberto Collarini e un gran numero di persone hanno affollato il Salone 25 aprile per assistere alla tradizionale Serata Culturale del Carnevale.

In questa occasione, al miglior studente del Corso di Cucina dell’Istituto Alberghiero di Varallo, tradizionalmente si consegna la Borsa di Studio, intitolata alla memoria di tutti i cuochi della Paniccia. La Dirigente Scolastica, Angela Maria Vicario, ha ringraziato il Comitato Carnevale per aver istituito questo riconoscimento, ricordando come l’Istituto Alberghiero “sforni” persone preparate. Quest’anno è stato premiato Christian Pivetta di Carcoforo, presentato dalla Professoressa Maria Giovanna Cannas, in sostituzione dello chef professor Giorgio Anselmetti, che ne ha sottolineato il “talento naturale”: “È un ragazzo portato alla cucina, che ha raggiunto ottimi risultati, attestati non solo dai voti ma anche dallo stage estivo in un hotel di prestigio. A queste doti scolastiche unisce ottime doti pratiche, capacità di risolvere i problemi, sviluppa empatia ed instaura una buona collaborazione con i compagni”.

La Serata Culturale del Carnevale varallese è stata aperta da Re Marcantonio con un omaggio alle vittime dell’Olocausto nel Giorno della Memoria e con una frase dell’Avvocato Enzo Barbano, incentrata sul dovere di tramandare la memoria storica e culturale di una valle e di un popolo: “Quindi avendo sovente la bocca amara per quanto concerne il passato, dobbiamo preoccuparci di illuminare il futuro, pensando quanto sia triste lasciare poche trace dei nostri giorni e quali sforzi un giorno occorreranno per conoscere un passato che noi non ci siamo preoccupati di tramandare

 “I personaggi raccontati nella serata nel Regno del re de biss, sono realmente esistiti e con tutta probabilità vivono ancora tra di noi”: Luca Perrone e Michele Isman, come antichi cantastorie hanno fatto rivivere tempi lontani, in una Valle come la Valsesia, assai remota ed isolata, in cui il senso del sacro manteneva ancora stretti legami con la terra e coesisteva con la presenza di esseri dotati di poteri magici.

Prima della Controriforma, in quella che era definita Pita Tradisiun, contrapposta alla Granda, i sacerdoti “facevano la fisica”, parlavano non il latino, ma il dialetto del popolo per farsi capire dalla gente, celebravano riti ancora intrisi di animismo, come annotava il Vescovo Bascapè nella sua prima visita pastorale. Queste figure furono poi sostituite da quelle di preti cresciuti e formati nei seminari. Nel racconto che introduceva le varie scenette, si affacciavano streghe, tacri, compariva anche il fantastico Dahù e il servanello, servo delle streghe nelle favole, personaggi fantastici, interpretati in modo azzeccato e divertente dagli attori del Carnevale varallese. Sono stati rievocati gli interventi che venivano praticati dalla Stria dal pentulin, una maga terapeuta, guaritrice che conosceva il potere delle erbe. Le creste delle montagne un tempo non avevano nome, erano dei “non luoghi” abitati da esseri dotati di poteri magici, alcuni terrificanti come il re de biss, una sorta di basilisco che pietrificava i suoi interlocutori, l’agnello della notte dagli occhi rossi, la luria, una lontra enorme che divorava trote e bambini, il lupo, il dahu valsesiano un gattone selvatico che procedeva camminando al contrario ed ipnotizzava con lo sguardo e il dahu con le due gambe più corte, che girava sempre dalla stessa parte della montagna, ma il più temuto era il barlic. Non c’erano solo esseri pericolosi, esistevano anche esseri utili come gli omenin, che piccolissimi collaboravano nel lavoro di scavo delle miniere, i tachji o tacri folletti casalinghi, solo un po’ dispettosi. In questa rassegna non poteva mancare la Vegia Pasquetta, la mamma di Marcantonio, che tradizionalmente viene bruciata sul greto del fiume il 6 gennaio, personaggio creato a metà Ottocento e tradizionalmente interpretato da un uomo. I cortei carnevaleschi davano spazio a tutte queste forze magiche ancestrali.

Lo spettacolo - interessante e divertente, ma che riusciva a far pensare come si vivesse un tempo in Valsesia, territorio popolato di creature presenti in miti e leggende - è nato da una ricerca storica accurata di Luca Perrone e realizzato da Arianna Sommacal, Johnny Morello, Luca Perrone, Michele Isman, Claudia Fila, Corinna Gualdi, Simone Mancini, Maurizio Dealberto, Tommaso Carisio, Simone Robichon, Gabriele Morello - ha avuto il supporto audiovisivo di Micol Sacchi, le luci di Gabriele Smiraglia, ed sono stati proiettati i disegni di: Iuri Cagnardi, Iacopo Dedominici, Giovanni Delzanno, Arianna Fornara, Sara Milanolo, Lucia Pala, Giorgio Perrone.  La parte musicale è stata interpretata dai sempre bravi e professionali Cabarettanti: Paolo Rastelli (chitarra), Pasqualino Sisca (tastiere), Enrico Maron Pot (voce/ percussioni) Umberto Cassani (fisarmonica), Piero Facciotti (Clarinetto), Nino Bonaccorso (batteria) e Fabrizio Pozzetto (basso), con la partecipazione straordinaria di Eraldo Sommacal.

I proventi derivati dalle offerte raccolte all’ingresso del salone, saranno devoluti all’Associazione per l’aiuto dei giovani diabetici AGD di Novara, che è stata presentata dal Presidente Fabio Braga.

Al termine della serata, dopo i ringraziamenti espressi a Titti Daffara e all’Associazione Fiorile e Messidoro che ha in gestione il salone 25 aprile, a tutto il numeroso pubblico, nel Salone delle Feste dell’Istituto, è stato offerto un calice di vino e un dolce esclusivo: gli “gnometti di Carnevale”, creato per l’occasione dagli studenti.

C.S. Piera Mazzone