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COSTUME E SOCIETÀ | 04 settembre 2024, 15:32

Varallo in Biblioteca, Giuseppe Sartorio: "Il Michelangelo dei morti"

Varallo in Biblioteca, Giuseppe Sartorio: "Il Michelangelo dei morti".

Varallo in Biblioteca, Giuseppe Sartorio: "Il Michelangelo dei morti".

Sabato 31 agosto, in Biblioteca a Varallo, lo scrittore, storico e poeta cavallirese Gianni Martinetti, vincitore del Premio Andersen, il Nobel per l’Infanzia, con il racconto “L’uomo di fumo”, ha presentato la sua ultima opera, la prima monografia completa dedicata allo scultore boccioletese di origine Giuseppe Sartorio, noto come: “il Michelangelo dei morti”, perché gran parte della sua produzione artistica era indirizzata all’arte funeraria: “Finora erano stati pubblicati libri che si occupavano dell’attività del Sartorio limitatamente ad alcune zone: io ho cercato di fare una sintesi, studiando tutta la sua produzione artistica”.

L’Editore, Giuliano Ladolfi, ha sottolineato l’orgoglio che nutre nei confronti di questa pubblicazione che sta suscitando molto interesse e curiosità dal Piemonte a Melfi in Basilicata, al Salento, da Roma alla Sardegna, dalla quale sono pervenute numerose richieste: “E’ giunto il tempo di restituire a Sartorio il posto che gli compete di diritto tra gli scultori della fine Ottocento e inizio Novecento”. Contrariamente ad altri artisti Sartorio ebbe numerosi riconoscimenti pubblici in vita, ma poi venne dimenticato, considerato superato dai nuovi movimenti artistici che si stavano affermando.

Il progetto del libro, costato cinque anni di ricerche, era nato con Pierangelo Carrara, che aveva pubblicato due interessanti saggi sulla rivista De Valle Sicida, ma purtroppo è mancato prematuramente e al quale l’opera è stata dedicata. Cavallirio è forse l’unico paese che dal 1991 ha dedicato una via allo scultore, perché il padre, Mattia, commerciante, era originario del luogo, mentre la madre, una Preti, apparteneva ad una delle famiglie più importanti di Boccioleto. Sartorio seguì l’iter formativo di molti artisti valsesiani: il pensionato Caccia, l’Accademia Albertina, il perfezionamento a Roma. Fu compagno di studi di un altro grande scultore piemontese: Casimiro Debiaggi senior, ma poi le loro strade si divisero. Sartorio arrivò ad avere quattro studi: a Torino, a Roma, a Sassari e a Cagliari, dove si avvalse di una quarantina di collaboratori.  Di Sartorio sono presenti anche opere in Valsesia: in occasione della presentazione Andrea Ghilardi ha ricordato che le statue dei figlioletti del fondatore del Museo di Camasco appartengono al Sartorio, mentre erano note: la lapide ai Caduti della Prima Guerra Mondiale a Boccioleto, il medaglione di Giuseppe Preti, restaurato da Fermo De Dominici, ora conservato in municipio a Boccioleto, il busto di Gian Giacomo Massarotti a Varallo. Durante la presentazione sono state proiettate molte immagini di opere del Sartorio, ampiamente commentate da Martinetti che ne ha spiegato la complessa simbologia.

Il Sindaco Pietro Bondetti, al termine della presentazione, è intervenuto ricordando che suo padre fu uno scultore funerario che lavorava nel laboratorio varallese del Cavalier Luigi Canuto.

Erano presenti tra il pubblico: Marco Pelosi, venuto dalla Svizzera, che a Locarno è Presidente della Società di Mutuo Soccorso, e possiede un’opera originale di Giuseppe Sartorio, citata nel Dizionario degli artisti valsesiani di Casimiro Debiaggi: “Indovina chi è?” e la boccioletese Rosanna Preti. In biblioteca si stanno cercando di raccogliere tutte le pubblicazioni uscite sul Sartorio.

Il ricavato, come per tutte le pubblicazioni di Gianni Martinetti, sarà interamente devoluto in beneficenza.

C.S. Piera Mazzone, G. Ch.

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