EVENTI - 15 ottobre 2024, 12:26

Vercelli, presentati gli atti dell’ottavo Congresso Storico. Presente Alessandro Barbero FOTO

La Chiesa vercellese nel Medioevo (XI-XV).

Vercelli, presentati gli atti dell’ottavo Congresso Storico. Presente Alessandro Barbero.

Giovedì 10 ottobre sono stati presentati gli Atti dell’VIII Congresso Storico Vercellese, tenutosi nel 2022, organizzato in occasione del cinquantennale della Società Storica Vercellese: La Chiesa vercellese nel Medioevo (secc. XI-XV), curati da Alessandro Barbero. Quel Congresso registrò una straordinaria presenza di pubblico in tutte le tre giornate: l’interesse era palese e tale si è dimostrato anche in occasione della presentazione degli Atti: il Salone Sant’Eusebio del Seminario Arcivescovile era gremito e in prima fila sedeva anche l’Arcivescovo Don Marco Arnolfo.

Silvia Faccin, in questa sua prima apparizione pubblica nelle vesti di Presidente, ha ringraziato Giovanni Ferraris per la fiducia accordata nominandola Vice Presidente durante il suo mandato, i soci e il Consiglio per averla eletta. Nel Convegno ha sottolineato il coinvolgimento attivo delle nuove leve di studiosi ed il fondamentale ruolo del Professor Alessandro Barbero, che per la terza volta ha presieduto il Comitato Scientifico, coinvolgendo nell’organizzazione i migliori esperti nelle varie discipline, e si è impegnato nel coordinamento del volume degli Atti.

Giovanni Ferraris, consigliere dal 1985, Vice Presidente per otto mandati, Presidente per quattro mandati, curatore del complesso iter editoriale del ponderoso volume, agevolato dalla professionalità della Tipografia Gallo Arti Grafiche, che ha “vissuto” direttamente sette Congressi e al primo ha assistito come socio, firma la Prefazione, esplicitando i motivi che portarono alla scelta di un tema importante come quello della Chiesa vercellese, “trasversale” rispetto ai sette precedenti congressi “laici”.

Il volume, la cui pubblicazione è stata resa possibile grazie al contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, Università del Piemonte Orientale e Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne dell’Università degli Studi di Torino, ha ben ottocento pagine, è corredato di immagini, contiene ventitré relazioni con venticinque relatori: ne mancano quattro rispetto a quelle presentate oralmente, perché i relatori non hanno fatto pervenire il testo per gli Atti. Non è stato ritenuto necessario pubblicare l’Indice Analitico, perché presto il libro verrà messo in rete e quindi ogni tipo di ricerca potrà essere fatto utilizzando i motori di ricerca.

Avere gli Atti, a soli due anni dal Congresso, è stato definito da Barbero un “miracolo editoriale” della Società Storica: “Unica nel contesto piemontese e non solo per la continuità e la regolarità nel pubblicare regolarmente due Bollettini all’anno e nell’organizzare i congressi”. “Il periodo medievale è il grosso del nostro passato documentario, quindi questa storia in più volumi della Vercelli medievale - come efficacemente l’ha definita Alessandro Barbero - iniziata nel 1982 per celebrare il decennale della Società, articolata cronologicamente, dal punto di vista della documentazione e della divulgazione storica, pone Vercelli sul piano di grandi città come Torino”. Importante è stato il ruolo della Chiesa Vercellese, sia su scala locale, che cittadina e diocesana: “A volte non teniamo nel debito conto del fatto che la Chiesa cristiana esista da duemila anni, e questa sia una peculiarità della società cristiana che dall’inizio ha concepito se stessa come un’organizzazione, i cui membri facevano tutti parte di un’unica grande istituzione. Poiché è ornai chiaro che la storia del mondo non è la storia dell’Occidente, possiamo affermare che in tutte le civiltà non esiste una chiesa organizzata come quella cristiana. Il potere religioso in Occidente si considerava superiore al potere politico, il clero, pur essendo numericamente esiguo rispetto alla società, ebbe un ruolo estremamente importante, ebbe orizzonti che trascendevano quelli di un imperatore o di un re. La Diocesi di Vercelli esiste dal IV secolo senza interruzioni e conserva la propria documentazione”.

La presentazione del volume è stata affidata a Giancarlo Andenna e ad Aldo Settia, entrambi universitari e grandi medievisti, che si sono soffermati, più che sulle singole relazioni, sull’architettura del Congresso che ha fatto emergere personaggi straordinari come il vescovo Gregorio, che agì negli anni più difficili della lotta per le investiture, creando una sorta di raccordo tra impero e papato. Andenna ha accennato anche al tema dei “vescovi intrusi”, che presero il potere contro il volere della chiesa romana, eliminati dal vescovo Crivelli. Aldo Settia ha analizzato le relazioni sulla “diocesi al di là del Po”, nei territori dei marchesi di Monferrato, gli Aleramici, analizzando la lettura del medioevo vercellese fatta in età moderna dal Cusano, dal Fileppi e dal Frova, ricordando le complesse vicende di San Genuario di Lucedio, sulla quale abbazia gli Avogadro avevano posto le loro mire. E’ stato segnalato come una mole enorme di documentazione sia emersa dall’Archivio Apostolico Vaticano, dai registri di Bonifacio VIII.

Gianmario Ferraris, Antonio Olivieri e Simone Riccardi, in qualità di studiosi che parteciparono al congresso come relatori, hanno parlato dei diversi filoni presenti nel volume. Il Capitolo e i canonici, sono stati definiti da Ferraris un “fiume carsico che affiora in alcuni tratti delle diverse relazioni”, sottolineando l’eccezionale ritrovamento di Flavia Negro che ha permesso di leggere la trascrizione fatta da Monsignor Ferraris di un documento del 1195 andato perduto. Antonio Olivieri ha parlato delle due canoniche cittadine: Sant’Eusebio e Santa Maria Maggiore, cosa particolare per una città. Simone Riccardi si è invece occupato dell’ampio lascito edilizio, artistico, librario che la Chiesa Vercellese ci ha lasciato, accennando anche al celebre mosaico di Santa Maria Maggiore, per il quale è stata proposta una nuova interpretazione iconografica, leggendo le due figure come Salomone e la Melanconia, condividendo la tesi espressa nel Talmud sulla sopravvenuta pazzia del re. Riccardi, autore dello studio sulla scultura lignea in diocesi di Vercelli, ha confermato che certamente qualche opera è sfuggita all’analisi, non è stata “intercettata”.

Barbero ha concluso la presentazione rammaricandosi che non tutti i saggi presenti nel volume abbiano potuto avere lo spazio che meritavano, citando come esempio i contributi archeologici che ampliano il discorso al territorio diocesano, uscendo dalla cerchia cittadina, rimandando quindi alla lettura che offre una serie di risultati e molti spunti per ampliare, ragionare, correggere prospettive storiografiche.

C.S. Piera Mazzone, G. Ch.