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EVENTI | 22 ottobre 2024, 14:39

Serravalle: Incontri al Museo Piolo

“Jaques Antoine Biglia: dalla Francia al Portogallo con la “Grande Armée” Un secolo di realtà. Straordinarie testimonianze di Serravallesi tra ‘800 e ‘900

Serravalle: Incontri al Museo Piolo

Serravalle: Incontri al Museo Piolo

Sabato 19 ottobre sono ripresi gli Incontri al Museo, organizzati dal Comune di Serravalle con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, curati dall’Architetto Andrea Musano, incentrati su testimonianze serravallesi tra ‘800 e ‘900.

Jaques (la firma ha proprio questa grafia) Antoine Biglia, dovette subire la coscrizione obbligatoria, fu arruolato nell’esercito napoleonico nell’86° fanteria, dal 20 luglio 1807 al 14 marzo 1808 scrisse cinque lettere alla madre vedova, raccontando la sua vita di soldato, gli incontri ed i linguaggi con i quali entrò in contatto nella campagna di Portogallo condotta dall’esercito napoleonico: chi dominava Lisbona e Oporto controllava il commercio con il Brasile e una parte dell’Africa. Napoleone lo sapeva bene e per questo si decise a cacciarne le forze inglesi, trasformando così il Portogallo per dieci lunghi anni nella posta in gioco della rivalità fra le due potenze. Nel 1806 la Francia aveva imposto il blocco totale dei porti europei ai navigli inglesi, per soffocare l’Inghilterra: l’unico paese che resisteva era il Portogallo, dove la casa regnante dei Braganza dipendeva esclusivamente dal commercio inglese. Le lettere, conservate nell’archivio privato della famiglia Biglia, della quale era presente all’incontro al museo Michele Biglia, discendente di Jaques Antoine, sono particolarmente interessanti perché presentano una perfetta simmetria dei fatti narrati con le vicende della grande storia, ma soprattutto perché contengono anche riferimenti e osservazioni che aprono un interessante prospettiva di conoscenza della Serravalle e dei serravallesi dei primi dell’Ottocento.

Relatori della serata Andrea Musano, Piersergio Allevi, esperto oplologo del settore armi ed armature antiche del Castello Sforzesco di Milano, autore dei cataloghi delle Raccolte di armature, armi bianche e da fuoco e di vari saggi sulla storia delle armi e del costume militare dal Medioevo al Risorgimento, e Paolo Palumbo, che si occupa da molti anni di storia militare moderna e contemporanea, appassionato bibliofilo, che ha dedicato la sua collezione di libri all’epoca napoleonica, specialmente alle relazioni sulle battaglie e alla memorialistica militare.

Il serravallese Jaques Antoine Biglia fu reclutato nell’esercito napoleonico e portato in Francia, in una piccola località della Bretagna, per l’addestramento, che fu particolarmente duro, come traspare dalle descrizioni fatte alla madre. I soldati poi partirono diretti a Baiona, nella Spagna del nord, al confine con il Portogallo, dove si fermarono per due mesi, attendendo lo svolgersi di trattative che permettessero all’esercito di transitare attraverso la Spagna senza combattere. Il Trattato di Fontainebleau del 27 ottobre 1807, firmato fra Spagna e Francia, definì l'occupazione del Portogallo e propose la divisione del paese in tre regni – il Regno del nord o Lusitania, Portogallo (ridotto in superficie) ed Algarve ampliato con l'annessione dell'Alentejo.

La marcia di trasferimento verso Lisbona fu massacrante e molti soldati morirono per la fatica ed il gran caldo, come testimonia Biglia. Il problema più grosso per l’esercito francese era la logistica: non si riuscivano a sfamare i soldati, che quindi come fonte di sostentamento avevano solo il saccheggio ai danni delle popolazioni locali. Biglia nelle sue lettere racconta di un tafferuglio a seguito di un’imboscata in una casa dove apparentemente avevano trovato ospitalità alcuni soldati. Napoleone perderà la campagna di Spagna per la sollevazione popolare del popolo che si oppose ai saccheggi e diede vita alla guerriglia.

Biglia, in una lettera dell’ottobre 1807, descrive come straordinaria la neve incontrata scendendo da una montagnola che paragona al monte Fenera, mentre il clima decembrino di Lisbona era come quello del settembre serravallese, a quei tempi simile a quello degli odierni mesi di giugno o luglio. Nella lettera del 10 gennaio 1808 scrive alla madre che il re di Portogallo è fuggito in Brasile e quindi l’esercito napoleonico era arrivato a Lisbona senza combattere, occupando le abitazioni civili della parte alta della città, perché la parte bassa era stata completamente distrutta dal terremoto di cinquant’anni prima. Dalle lettere emerge come spagnoli e portoghesi fossero caratterialmente molto simili agli italiani: passionali, irosi, amanti delle donne e della vita d’osteria. Le condizioni di vita erano terribili, infatti Biglia chiedeva sempre alla madre di inviare del denaro: tra i bisogni più urgenti segnalava quello di scarpe e di una nuova divisa, poiché quella indossata era ormai logora. Piersergio Allevi, osservando che: “Biglia certamente indossava la vecchia divisa, quella prima del 1808, che non aveva le spalline”, si è soffermato sul vestiario dei soldati, ricordando che la divisa non si poteva lavare perché si sarebbe infeltrita e ristretta, e, per scacciare i pidocchi, veniva semplicemente battuta: “Ogni particolare dell’abbigliamento e dell’equipaggiamento in uso ai soldati era funzionale: gli abiti a strati servivano ad attutire i colpi, il colori vivaci a riconoscersi nei fumi della battaglia, il cappello a tricorno a far defluire l’acqua, lo shako, cappello alto di derivazione dall’Europa Orientale, veniva anche utilizzato per pressarvi indumenti che facessero da paracolpi. Le armi da fuoco, semplici moschetti a un solo colpo, che per la ricarica richiedevano tempo, si trasformavano in armi bianche, innestando la baionetta con lama triangolare, che causava ferite difficilmente rimarginabili”. Palumbo ha fatto notare che la sanità nell’esercito napoleonico era all’avanguardia per i tempi: si inventò il triage, in base al quale si prestavano prima le cure a chi era più grave e c’erano ambulanze per trasportare i feriti. Allevi ha poi ricordato che gli oggetti fondamentali per i soldati erano la bacchetta per caricare il fucile e la giberna, un blocco di legno a scomparti con i colpi già pronti e le cartucce da preparare. Le immagini dei quadri ottocenteschi con i soldati perfetti nelle loro colorate divise non rispecchiavano una realtà che era fatta di accozzaglie di persone, abbigliate nei modi più vari e pittoreschi.

A Lisbona Biglia fu promosso caporale e festeggiò la nomina con gli amici a Carnevale: un Mazzone della Gattera e un Giò Cena, come scrive alla madre chiedendo informazioni su Giacomo Croso, anche lui arruolato nell’esercito napoleonico, nel 31° Fanteria leggera, che partecipò a due tra le più cruente battaglie napoleoniche: le sue vicende saranno il tema di un prossimo incontro.

Sabato 26 ottobre, alle 16.45, Martina Rosa, parlerà del pittore camaschese Carlo Penna, studiato nella sua tesi di laurea, al quale nel 1730 fu commissionata la decorazione della nuova chiesa di San Martino, nel cimitero di Serravalle, la cui costruzione iniziò nel 1723. Nell’incontro sarà presentata la lunga storia dell’edificio sacro ed i restauri attivati in anni recenti.

Piera Mazzone

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