“Sogno o son desto?”: l’interrogativo shakespeariano, è stato trasformato da Franco Coppo, medico specialista in neurologia, di grande esperienza professionale, ben noto al pubblico valsesiano, perché in precedenti incontri aveva trattato i temi della memoria e del sonno, in: “Sogno e son desto”, sono vivo quando sogno, come ha dimostrato Freud, autore della Psicopatologia dei sogni. Secondo la teoria freudiana il significato del sogno va interpretato: esso nasconde pensieri nascosti e collegamenti con esperienze precedenti, ha bisogno di interpretazione, perché l'inconscio cerca di arrivare alla coscienza, ma in forma camuffata, affinché sia accettabile. Secondo Freud i sogni sono il modo in cui il nostro inconscio comunica con noi e ci mostra il nostro desiderio, o cose che proviamo, ma che non riusciamo ad accettare. E proprio perché non riusciamo ad accettarle la nostra mente le camuffa, le censura, e alla fine il risultato sembrano storie e immagini senza senso, quindi sognare ci aiuta ad elaborare le nostre emozioni. Infatti, la fase REM (fase del sonno in cui sogniamo) è correlata alla regolazione delle nostre emozioni: “Durante la notte il nostro cervello ha un’attività pazzesca. Tutto il cervello sogna, non piccole aree. Nella fase REM del sonno, la parte più profonda, emotivamente vivacissima, il sogno lascia una forte connotazione emotiva al risveglio”. Come hanno dimostrato recenti ricerche, i sogni sono prodotti dal nostro cervello e, più precisamente, dall’attività elettrica cerebrale: quando sogniamo il nostro cervello è attivo tanto quanto lo è quando siamo svegli. Dal punto di vista psicologico, i sogni svolgono la funzione di riorganizzazione della memoria, nel senso che le emozioni, le sensazioni, i desideri, che da svegli affrontiamo con razionalità, o che teniamo lontani dalla mente, riaffiorano durante il sonno attraverso contenuti simbolici. Spesso il sogno si dimentica, resta solo l’emozione. Di fronte al sogno siamo completamente inermi, non abbiamo nessuna possibilità di controllarlo. Ricordiamo il sogno al mattino e dobbiamo contestualizzarlo ed accettarlo.Franco Coppo ha ricordato che Nanna era il dio sumero del sonno. Uomo e sovraumano vengono in contatto nel sonno e nel sogno. Per Ippocrate il sogno è il risultato dei residui diurni. Il primo testo scritto di sogno risale al re sumero Gilgamesh che accetta in sogno come fratello Enkidu. Molti artisti nelle loro opere ci hanno lasciato interpretazioni del sogno, tra i più famosi Salvador Dalì.Sogno e incubo sono varianti della stessa esperienza onirica: “Noi siamo persone magiche, intelligenti sia socialmente che emotivamente, con forti interpretazioni personali. Ogni individuo nella vita dorme per circa vent’anni e ciò non è tempo perso, ma serve a vivere, infatti è stato dimostrato che senza sonno si muore. Ogni notte sogniamo per un’ora e mezzo o due: i sogni sono spunti della vita privata di difficile interpretazione immediata”, Nietzche scrisse: “Niente è più vostro dei vostri sogni”. I sogni sono correlati all’età: dopo i settant’anni subentrano disturbi del sonno, alterazioni rispetto alla durata e alla qualità del sonno, e svaniscono in caso di lesioni cerebrali strategiche, malattie neurodegenerative, Alzheimer, Parkinson e altre demenze.Rispondendo a domande del numeroso pubblico Coppo ha confermato che anche gli animali sognano: soprattutto i gatti e sognano anche i bambini prima di nascere, a partire da terzo-quarto mese quando si forma il cervello.Nella psicoterapia comportamentale del sonno vengono anche prescritti farmaci, che poi vengono progressivamente ridotti: “Risvegliarsi più volte nella notte è comune, il problema è riaddormentarsi, riportare il sonno”. I sogni – in particolare gli incubi – ci aiutano ad elaborare le emozioni negative: sono cioè un momento in cui il cervello elabora paure e minacce che lo spaventano per ristabilire un equilibrio: “Il sonno è qualcosa di complesso: il mio sogno non sarà mai di nessuno. Noi siano i registi dei sogni: li vestiamo con nostre aspettative e li ‘aggiustiamo’. Dobbiamo immaginare la nostra vita come se fossimo delle matrioske, una per anno, fino ad arrivare all’anima”. Quando dormiamo il cervello svolge una funzione di riordino dei ricordi, una selezione tra ciò che serve e ciò che può essere eliminato; questo fenomeno contribuisce al potenziamento della memoria, perché permette al cervello di conservare solo ciò che considera importante. La serata è stata seguita da un pubblico attento e numeroso che ha interloquito con il relatore, ottenendo sempre risposte molto precise e “confortanti”. Il Dottor Coppo è una persona molto ironica, che sa catturare l’attenzione e trattenerla: nel caso di una signora che spesso sogna di essere condotta alla sedia elettrica, dopo aver parlato di esperienze traumatiche che possono aver originato questo sogno/incubo, l’ha rassicurata: “Tanto poi va via la corrente!”.La Presidente di IGEA, Maria Marcon Di Biase, si è augurata che il Dottor Coppo sia ancora ospite, animando serate come questa, che ha coinvolto il pubblico, ricordando che tutte le offerte raccolte vengono sempre utilizzate per progetti di prevenzione sul territorio Valsesia-Valsessera.
Piera Mazzone