Varallo-Civiasco - 21 novembre 2024, 07:00

Un ricordo di Maria Caligaris, vedova Rossi

Una donna buona e generosa

Maria Caligaris

La storia di Maria è quella di un donna buona e generosa. Era nata a Orzinuovi, Brescia, nel 1934. Ha chiuso gli occhi mercoledì 13 novembre, il giorno del compleanno di suo marito Giuseppino, accompagnata dai figli Anna e Roberto, dal genero Augusto e dalla nuora Ilaria, le persone che più amava nella vita, con le nipoti Elisa e Karla. Era serena, perché aveva il conforto di una grande Fede, che l’aveva sempre sostenuta nelle prove della vita. La sua famiglia era composta da otto fratelli, solo il papà Domenico lavorava, ma le insegnò l’onestà e la generosità, valori che l’accompagnarono per tutta la vita: La carità onesta va fora de l’us e ven dent de la finestra. Giovanissima iniziò a lavorare, facendo la governante, poi si trasferì a Ponzana servendo nell’osteria, con annesso negozio di generi alimentari, dello zio Dante e dei nonni e nel contempo andando in risaia a mondare il riso. A Varallo ha gestito per venticinque anni una “bottega” alla Mantegna: quante storie in quei libretti con la copertina nera e quante righe con la matita per soccorrere chi proprio non poteva saldare il conto. Nella sua vita Maria ha sempre aiutato tutti: ha accudito per anni due anziane donne rimaste sole, Attilia e Rosina, ha cresciuto due bambini, Chiara e Gabriele, e nel contempo è stata moglie, mamma e nonna. Karla ed Elisa hanno profondamente amato questa nonna così speciale, generosa e anticonformista, che sapeva rispettare i silenzi. Maria nella sua lunga vita ha sempre lavorato, da quando era una bambina di otto anni e anche ora, che aveva compiuto novant’anni, continuava a farlo, tenendo perfettamente pulita ed in ordine la sua casa, accudendo le sue splendide orchidee, cucinando, cuocendo marmellate squisite e profumate conserve, cucendo: tende, tovaglie, vestiti, pantaloni, camicie, ma anche facendo puncetto ed ingentilendo con l’à jour valsesiano tutti i capi di biancheria per la casa, realizzati utilizzando antiche tele tessute a mano. Le sue mani d’oro sapevano sempre trovare una soluzione per tutto e anche fare rapide carezze, delle quali quasi si vergognava, ma che scendevano dritte al cuore, perché erano sincere. La sua porta era sempre aperta: accoglieva con un sorriso, un caffè, una fetta della sua fragrante crostata, un buon piatto cucinato da lei. Spesso portava a coloro che gestivano attività e non rientravano a casa per il pranzo contenitori ricolmi di un fumante minestrone, di risotto, di tutti quei manicaretti che solo lei sapeva cucinare con tanto amore. Immancabili i suoi famosi ravioli a Natale. Per tutti questi gesti di generosità, per aver educato i suoi figli all’onestà, inculcando valori che si sono concretizzati in comportamenti virtuosi, per aver saputo vivere la malattia con grande dignità, ma soprattutto per il suo saper comprendere le persone ed accettarle, valorizzandone solo gli aspetti positivi e dimenticando subito i difetti, per quell’affetto generoso e disinteressato, vorrei ringraziarla ed augurarle quel Bene che lei in vita ha sempre praticato e donato a piene mani.

Piera Mazzone

Redazione, Piera Mazzone