Copertina - 01 dicembre 2024, 00:00

Giovanni Barberis Organista: "La sartoria nasce per esprimere un messaggio"

Il sarto biellese che ha esportato l’eccellenza del Made in Italy nel mondo. Una carriera di oltre 70 anni: “Questo mestiere permette di esprimere la propria creatività, mantenere la propria indipendenza e regalare grandi soddisfazioni, è un’arte che vale la pena preservare e tramandare ai più giovani”.

Giovanni Barberis Organista: "La sartoria nasce per esprimere un messaggio"

Nato nel 1931 e cresciuto in una famiglia dalla lunga tradizione sartoriale, Giovanni Barberis Organista rappresenta la personificazione dell'eccellenza artigiana italiana. Con una carriera che abbraccia oltre 70 anni di vita, il maestro racconta un percorso caratterizzato da grande passione, dedizione e alla continua ricerca della qualità. Fra i più grandi sarti della storia italiana, con i suoi 93 anni narra con grande enfasi il mestiere che lo ha portato, fino a pochi mesi fa, sul palco di Sanremo. Oggi non lavora più ma ci ha permesso di raccontare i retroscena di un’arte senza tempo.

La sua famiglia ha una lunga tradizione sartoriale profondamente legata al territorio. Il distretto tessile ha esportato in tutto il mondo la qualità di filati e tessuti e la famiglia Barberis ha colto il seme della sartoria. Quali sono i ricordi più significativi legati alla sua formazione?

Siamo sempre stati profondamente legati all'arte sartoriale e a partire da mio nonno, del 1854, ho assorbito il mestiere fin dall’infanzia, crescendo ho colto con passione i segreti di un’arte che richiede pazienza, precisione e grande dedizione. 

Il lavoro mi è sempre piaciuto e non ho mai faticato a portare a termine un abito, questo è ciò che conta: l’interesse mi ha portato, negli anni ’70, a modernizzare ed ampliare il piccolo laboratorio di famiglia, trasformandolo e assumendo cinque-sei dipendenti. In un anno riuscivamo a realizzare fra i 300 e i 350 abiti, mantenendo qualità e soddisfazione.

Barberis indossa con orgoglio gli abiti confezionati da lui stesso diversi decenni prima, a dimostrazione della durabilità e della qualità perseguita. Ma come nasce la sua idea sartoriale?

La sartoria mi ha dato tutto e mi ha permesso di vivere una vita appagante, incontrando persone straordinarie: da grandi manager ad artisti di fama internazionale. C’è sempre grande richiesta e tutt’oggi avrei la possibilità di lavorare, nonostante non sia più disponibile.

Un vestito, al di là della moda, nasce dall’intenzione di lanciare un messaggio: chi commissiona un abito su misura vuole prima di tutto comunicare. Il cliente desidera un prodotto che parli di sé, che rispecchi la propria personalità o che trasmetta uno status. In qualità di sarto è mio compito impegnarmi non solo a prendere le giuste misure, ma analizzare il contesto in cui verrà indossato, comprendere il carattere e l’obiettivo di colui che lo indosserà e consigliarne tessuto e stile. Non è solo una questione di misure, ma di comprensione profonda: colore, disegno e grammatura devono rispecchiare la personalità di chi lo indossa.

I ritmi di un tempo erano molto diversi rispetto a quelli odierni, industrializzazione, tecnologia e produzioni sempre più rapide hanno portato a un repentino incremento della produzione, a favore del consumismo. Cosa distingue la sartoria del passato da quella del futuro?

Per fare questo lavoro ci sono due strade: una segue le richieste del mercato, sacrificando la qualità per la velocità. L’altra, la più difficile, è la via dell’eccellenza. Questa richiede tempo, dedizione e precisione, ma è l’unica che permette di creare qualcosa di straordinario. Ogni abito che ho realizzato ha richiesto circa 60 ore di lavoro e non mi sono mai pentito di aver posto in secondo piano la produttività. Ad oggi gli strumenti utilizzati non cambiano molto e se prima utilizzavo un ferro da stiro che scaldavo con la brace, oggi si utilizza l’elettricità. Strumenti semplici e alla portata di tutti, il lavoro non manca per chi è in grado di distinguersi.

L’aspetto economico è altrettanto importante, come si comporta il mercato odierno?

Se ora avessi sessant’anni insegnerei a un giovane interessato ciò che ho appreso durante il mio percorso e sono convinto che non avrebbe alcun problema a lavorare in serenità. Sono in molti ad essere disposti a pagare diverse migliaia di euro per un completo e grazie a pochi strumenti è possibile lavorare direttamente da casa. Se volessi esercitare solo al mattino e prendermi il resto della giornata non avrei problemi: questo è un mestiere del passato che non conoscerà crisi nemmeno in futuro. L’industria tessile biellese dovrebbe considerare questa professione e le istituzioni concorrere al fine di diffonderla fra le nuove generazioni.

Un tempo gli atelier erano diffusi su tutto il territorio, mentre oggi si fatica a trovare dei tessuti adeguati… amara considerazione per il distretto che ha fatto del tessile il suo cavallo di battaglia. Istituzioni, associazioni e industrie dovrebbero investire per promuovere questo mestiere. La sartoria è parte del nostro patrimonio culturale e genetico e oggi la richiesta è crescente, ma l’offerta territoriale è scarsa e a tratti inesistente. 

Dell’immensa esperienza acquisita Barberis mostra ogni stoffa, modello e situazione come un ricordo indelebile, illustrando con precisione ogni dettaglio.

Ad ogni cliente ho associato una scheda dedicata. Alcuni li ho seguiti per oltre quarant’anni e ho avuto modo di accumulare un gran numero di modelli. Conosco taglie, stoffe e stile di ogni articolo e nel tempo ho potuto consigliare un abito per ogni occasione e riformulare l’idea iniziale nel caso in cui ne avessero già uno simile. Il processo di catalogazione mi è stato utile per offrire un’esperienza personalizzata e seguire nel dettaglio le esigenze di ciascuno. Negli anni ho tenuto traccia di riviste e pubblicazioni e ho potuto notare l’evoluzione tessile dagli inizi del 1900 ad oggi.

Questo mestiere permette di esprimere la propria creatività, mantenere la propria indipendenza e regalare grandi soddisfazioni, è un’arte che vale la pena preservare e tramandare ai più giovani. Mi auguro che in futuro crescano gli investimenti, perché l’offerta verrebbe presto colmata dai molti che oggi non sanno a chi rivolgersi.

redazione

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