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ATTUALITÀ | 05 febbraio 2025, 08:01

Tanti ricordi per Bruno Bosia FOTO

Il pensiero di Piera Mazzone

Tanti ricordi per Bruno Bosia FOTO

Per Bruno il “cammino terreno” si è compiuto: prendeva significato dalla “meta”, la santità, la gloria di Dio. Per lui, che tante volte aveva attraversato il Portico della Gloria, giungendo a venerare la tomba dell’Apostolo, era ben chiaro che alla “meta” non si arriva da soli. Il suo feretro è stato accolto dai confratelli della Confraternita di San Jacopo di Compostella, all’ingresso della chiesa di Prato, con il tradizionale saluto dei pellegrini: “Ultreia et Suseia” una sorta di botta e risposta tra i pellegrini che si incrociavano nel passato lungo un cammino. Questa espressione di origine latina è composta da  ultra – oltre/più in là ed eia - interazione utilizzata per indicare il movimento, un incoraggiamento, un incitazione a proseguire, ad andare avanti e continuare fino alla fine, letteralmente: “Vai più in là, muoviti oltre!”, quindi: “Dai, forza, continua fino alla fine!” Quando uno salutava con “Ultreia” l’altro rispondeva “et Suseia”, termine latino che significa: “più in alto, sopra”. L’augurio espresso è quello di reincontrarsi oltre, più avanti, ovvero alla fine dell’itinerario, cioè alla porta della Cattedrale di Santiago. Nel caso però questo non fosse stato possibile, l’augurio era di ritrovarsi più in alto, ossia nel cielo, come sarà per Bruno, che dal 2011 era Priore del Capitolo del Piemonte Orientale e rilasciava la Credenziale, il documento di viaggio che accompagna sempre il pellegrino a piedi, in bicicletta o a cavallo, impegnato ad accettare il senso e lo spirito del pellegrinaggio, serve ad attestare la sua identità, la sua condizione e le sue intenzioni, ma soprattutto lo distingue dal semplice viaggiatore o turista.

La Confraternita di San Jacopo di Compostella, fondata a Perugia nel 1981, con il proposito di continuare a vivere integralmente il pellegrinaggio promuovendolo ed assistendolo, si dotò subito di un piccolo hospitium in città. Apparve subito indispensabile tornare sul Camino de Santiago, individuando nel punto in cui il Cammino attraversava il Rio Pisuerga, l'abbandonato “ermita”, eremo di San Nicolas. Intorno alle antiche pietre romaniche e gotiche si aggregarono in maniera spontanea ma esemplare, molte delle forze che operano nella rinnovata civiltà dei pellegrinaggi: una confraternita di ex pellegrini, gli abitanti di un piccolo paese della Castiglia, un prestigioso ordine ospitaliero, le associazioni di "amigos del Camino" spagnolo, i pellegrini di passaggio, le amministrazioni locali e la stessa Comunità Europea, ma, soprattutto, fu la volontà, l'amore, la passione, la tenacia della Confraternita jacopea a realizzare, in un angolo sperduto della Castiglia, quella che è stata principalmente una “straordinaria avventura spirituale, culturale e artistica”. Bruno per anni ha compiuto servizio a San Nicolas come Hospitalero e chissà quante volte, prima di cenare, nel rito della lavanda dei piedi, avrà recitato: "En el nombre de Christo te acogemos en el hospital de San Nicol que el descanso te reconforte y repara tus fuerzas para continues tu camino a Santiago".

Ben tre parroci: Don Fulvio, Don Enrico e Don Massimo, lo hanno accompagnato al suo Portico della Gloria, a contemplare il volto di Dio: “Nella certezza che Dio usa la lente d’ingrandimento per il bene compiuto”. Affollavano la chiesa i familiari, gli amici e numerosi Confratelli di tante Delegazioni italiane: Davide Gandini, Priore del Capitolo Ligure, Monica D'Atti, Priore del Capitolo Emiliano Romagnolo, i Priori del Capitolo Veneto, di quello dell’Abruzzo e dell’Umbria. 

Paolo Caucci von Saucken, Rettore della Confraternita di San Jacopo di Compostella, storico e saggista italiano, specializzato nello studio delle vie del pellegrinaggio cristiano nel Medioevo, considerato il massimo esperto vivente del Cammino di Santiago, a cui ha dedicato gran parte della sua vita e delle sue ricerche, lo ha commemorato con frasi toccanti: “Ha voluto essere sepolto con l’abito e le insegne confraternali: con emozione, vero dolore e partecipazione lo ricordo sulle strade del Gargano, sulla Francigena, in Sicilia, in Terrasanta, come figura emblematica della Confraternita, membro attivo in servizio permanente, alfiere del pellegrinaggio, sarà difficile fare a meno di lui, della sua presenza sincera e costruttiva. Bruno ha lasciato qualcosa di sé in ognuno di noi confratelli: generoso e cordiale, arrivava a San Nicolas con la macchina carica di panettoni, barolo, funghi, da condividere con i pellegrini”. Dopo il saluto del Confratello Domenico Ruoppolo, Enzo Clerico, Priore della Confraternita di Graglia, Coordinatore delle Confraternite del Piemonte per conto della Confederazione delle Confraternite, ha ricordato che Bruno: “Ha fatto quindici volte il Camino per 17.300 chilometri e altri 8.000 sono stati percorsi verso altre mete: Assisi, Roma, Lourdes Mont Saint Michel, due volte Gerusalemme da San Giovanni d’Acri la prima, e da Cesarea la seconda. A lui ora si aprono tutti i cammini del cielo”. Marc Ugolini, Presidente Associazione Paca-Corse des Amis des Chemins de Saint Jacques de Compostelle et de Rome, ha sottolineato come Bruno fosse menzionato in molti libri sul Cammino da pellegrini da lui accolti, e, con la sua naturale empatia, contribuì anche a rafforzare i legami tra Italia e Francia, che si erano creati all’inizio degli anni Duemila: “Bruno era sempre presente con il suo stendardo”. 

Dopo la morte del padre nel 2000 Bruno si mise in cammino verso Roma nell’anno Giubilare: ora ci ha preceduti lassù, diritto e fiero, con i suoi capelli candidi e la barba fluente, che tante volte aveva donato per le statue del Sacro Monte. Nel volume dedicato alla chiesa di San Giacomo a Varallo, scritto da Stefano Della Sala e Don Damiano Pomi, è riportata la sua testimonianza sul pellegrinaggio a Santiago.

La nostra amicizia risaliva a molti anni addietro: mi fu vicino quando la mia mamma era in ospedale a Gattinara e poi morì. Dialogammo insieme in una memorabile serata al Teatro di Campertogno, organizzata dal compianto Sindaco Paolo Vimercati. In accordo con il parroco Don Pietro Lupo, nella chiesa parrocchiale di San Giacomo a Piane Sesia, fu celebrata una messa per i pellegrini, ma aperta a tutti, alla quale parteciparono i Confratelli con l’abito da cerimonia. Mi chiamò a presentare con lui la mostra iconografica: “Sul Cammino verso Santiago di Compostella. Immagini sulle strade dei pellegrini”, allestita nella sala consigliare del Comune di Prato Sesia.

Il 17 luglio 2021 a Prato Sesia, nei locali della Casa del Popolo, inaugurò un’esposizione singolare di forme di vetro, che intitolò umilmente: “Vuoti a perdere”: più di duemilaquattrocento bottiglie e contenitori, tutti diversi, raccolti e selezionati nel corso di vent’anni. Bruno, a causa di problemi di salute, non potendo più peregrinare, era riuscito a creare un nuovo spazio di condivisione di questa sua passione. La scorsa estate, venendo a Varallo in biblioteca per donarci numerosi libri, mi aveva trasmesso il suo entusiasmo. 

Lo rividi per l’ultima volta pochi giorni fa, a Grignasco, in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata all’artista Franco Fizzotti, storico “Giuan Baceia”, nel centenario della nascita: fu affettuoso e cordiale. Ci ripromettemmo di rivederci presto: Ultreya caro, indimenticabile, Bruno.

 

Piera Mazzone

Redazione - Piera Mazzone

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