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EVENTI | 06 febbraio 2025, 10:57

A Serravalle "Grace's Anatomy" ha fatto il pieno FOTO

Proposta teatrale

A Serravalle "Grace's Anatomy" ha fatto il pieno

A Serravalle "Grace's Anatomy" ha fatto il pieno

Venerdì 31 gennaio a Serravalle l’appuntamento teatrale con Grace’s anatomy, una donna che conta, ha proposto un’intelligente ed ironica attualizzazione della storia della matematica e ricercatrice inglese Grace Chisolm Young, nata nel 1868 e morta nel 1944. I suoi primi scritti furono pubblicati sotto il nome di suo marito, William Henry Young, con il quale collaborò per tutta la vita. Per il suo lavoro sul calcolo le fu assegnato il Gamble Prize for Mathematics dal Girton College. Grace avrebbe voluto continuare gli studi in matematica ma, poiché le donne non erano ancora ammesse alle scuole di specializzazione in Inghilterra, andò all'Università di Gottinga in Germania, per studiare con Felix Klein. Nel 1895, all'età di ventisette anni, Chisholm ottenne un dottorato in matematica. Fu necessario ottenere l'approvazione del governo per consentirle di sostenere l'esame, che consisteva in domande di approfondimento da parte di diversi professori su sezioni come geometria, equazioni differenziali, fisica, astronomia e l'area della sua tesi, tutte in tedesco. Dopo essere rientrata in Inghilterra nel 1896 per sposarsi, riprese la ricerca che aveva iniziato a Göttingen su un'equazione per determinare l'orbita di una cometa. Con suo marito nel 1897 tornò a Göttingen, entrambi incoraggiati da Felix Klein, e dal 1901 iniziarono a pubblicare articoli insieme che riguardavano la teoria delle funzioni di una variabile reale, fortemente influenzati dalle nuove idee con cui erano entrati in contatto. Il marito in una lettera le scrisse: “Per ora a me toccano allori e scienza, a te solo la scienza. Adesso non puoi intraprendere una carriera pubblica: ci sono i figli. Io invece posso farlo, e lo farò”. Sebbene la maggior parte del loro lavoro sia stato pubblicato congiuntamente, si ritiene che Grace abbia scritto gran parte della materia e abbia anche prodotto alcuni lavori indipendenti che, secondo l'opinione degli esperti, erano più profondi e importanti di quelli del marito. Oltre alla sua carriera di donna pioniera in quella che all'epoca era una disciplina con notevoli barriere all'ingresso, completò tutti i requisiti per una laurea in medicina, eccetto il tirocinio, imparò anche sei lingue e insegnò a ciascuno dei suoi sei figli uno strumento musicale. Dei figli della coppia, tre continuarono a studiare matematica, una figlia divenne medico e un figlio divenne chimico e intraprese una carriera nella finanza e negli affari. Il loro figlio maggiore fu ucciso nella prima guerra mondiale, quando il suo aereo fu abbattuto nel 1917. Una delle quattordici nipoti di Grace, Sylvia Wiegand, è una matematica presso l'Università del Nebraska ed è stata presidente dell'Associazione per le donne in matematica. Lo spettacolo è stato prodotto da Associazione Culturale Fiorile e Messidoro in collaborazione con Teatro e Scienza. Drammaturgia e progetto scenico sono di Elide Saur, interpreti Sara Urban e Costanza Daffara. Allestimento e Tecnica di Costanza Daffara e Luigi Gabriele Smiraglia. Il termine “nomofobia” deriva dall'acronimo NO MObile PHOBIA e sta proprio ad indicare la paura di non essere raggiungibili e di non poter utilizzare il proprio smartphone: “Non siate nomofobici: spegnete i vostri cellulari”, è stato l’invito espresso all’inizio della serata. Niente buio in sala: inizia la storia di Grace, immaginata come una donna d’oggi, con un marito, quattro figli, che si rilassa facendo esercizi di matematica: “il pilates della mente, lo yoga del cervello”. Il marito si dedica alla carriera, mentre lei deve anche dividersi tra calzini spaiati e malattie infantili, assolvendo sempre più funzioni contemporaneamente, proprio come nella matematica. “Ha idee sue e solo sue, ma ha bisogno di un uomo per pubblicarle e studiare” osserva la voce asettica di colei che sta “filmando” la vita di Grace. Guarda un “medical drama”: Grey's Anatomy, serie televisiva statunitense prodotta dal 2005, trasmessa da ABC, incentrata sulla vita della dottoressa Meredith Grey, una specializzanda di chirurgia nell'immaginario Seattle Grace Hospital di Seattle. Il titolo gioca sull'omofonia tra il cognome della protagonista, Meredith Grey, e Henry Gray, autore del celebre manuale medico di anatomia Gray's Anatomy, mentre lo spettacolo focalizza l’attenzione sull’omofonia del nome della protagonista, filmata dall’imperturbabile operatrice che ne elenca e commenta implacabilmente le azioni quotidiane, come se stesse presentando un documentario naturalista. Grace avrebbe voluto diventare medico, ma: “E’ un mestiere troppo complesso per una donna” le dicevano, però lei è una donna che conta, letteralmente e metaforicamente: “Si prende cura dei numeri come se fossero figli, vede in loro il futuro e la crescita dell’umanità”. Georg Ferdinand Ludwig Philipp Cantor è stato un matematico tedesco, padre della teoria degli insiemi, che morì all’ospedale psichiatrico nel 1918 e Grace ne concretizza le teorie con esilaranti esempi tratti dal quotidiano. Lo spettacolo è vivace e coinvolgente: nella protagonista Grace, interpretata da una persuasiva ed ironica Sara Urban, le donne presenti ritrovano molti sprazzi del loro quotidiano “multitasking”, costrette sempre a svolgere più funzioni contemporaneamente. Costanza Daffara è implacabile nell’osservare, descrivere, documentare, proponendo un punto di osservazione assolutamente neutro, non tradisce emozioni. Le due protagoniste propongono anche fisicità opposte: l’una “a-gender”, impeccabile, l’altra consapevolmente sciatta in ciabatte, tuta e vestaglietta informe, che però sa recuperare femminilità attraverso indumenti iconici e décolleté con il tacco, simbolo per eccellenza di femminilità e seduzione. L’una pettinata da un altrettanto algido parrucchiere, l’altra con una chioma che sfugge a qualsiasi imposizione. Il marito e i figli, sempre solo evocati, sono più reali che se fossero stati interpretati da attori. Il cellulare diventa l’unico contatto con il mondo, le permette di dare istruzioni, rassicurare, ribellarsi a interpretazioni poco corrette del proprio lavoro. Luci e suoni mantengono ciò che promettono, ricreando un realistico: “Gruppo di famiglia in un interno”, evocato e poi interagito. Al termine il pubblico ha applaudito con convinzione, apprezzando l’agrodolce commedia umana. Lo spettacolo è stato rappresentato il 1 febbraio a Novara, al teatro MP, il 2 nella sala polifunzionale di Valle Lomellina, in provincia di Pavia e l’11 e il 12 sarà a Milano, a Pacta dei teatri, un teatro che propone spettacoli teatrali, progetti educativi e laboratori scolastici.

Piera Mazzone

Redazione - Piera Mazzone

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