ATTUALITÀ - 11 febbraio 2025, 06:50

Pronto Soccorso di Borgosesia, operatori sanitari ‘bersaglio’ dei pazienti

La denuncia della Cgil Valsesia Vercelli

L'ospedale di Borgosesia

Apprendiamo che è avvenuto il primo (breve) sopralluogo della Direzione dell’ASL Vercelli, in risposta alle numerose proteste, fino ad oggi inascoltate, dei cittadini di Borgosesia sulle modalità di accesso al Pronto soccorso locale: ovvero regole più permissive per l’accesso degli accompagnatori.

Finalmente sono state modificate vecchie regole, addirittura risalenti al periodo Covid, e ora tutti sembrano soddisfatti, sia Istituzioni che rappresentanza politica locale.

Ma cosa ha determinato questi cambiamenti?

Ad aprire la questione, un disservizio denunciato qualche giorno fa sui social che ha innescato un’ampia discussione con commenti dispregiativi per la scadente qualità dei servizi sanitari erogati dal nosocomio valsesiano. Alcuni di questi commenti sono degenerati in vergognosi attacchi alla professionalità degli operatori sanitari: commenti accesi a tal punto da giustificare, con l'alibi di una esasperazione generale, chi aggredisce fisicamente gli operatori pur di vedere soddisfatto il diritto alla salute. 

Affermazioni inaccettabili che mettono in discussione professionalità e impegno di tutti i  professionisti sanitari.

La CGIL considera questo episodio come un “campanello d’allarme” e invita tutte le Istituzioni preposte a non sottovalutarlo, perché seguendo una precisa escalation, si può passare dalla violenza verbale ad aggressioni fisiche. A confermarlo è l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Sociosanitarie (ONSEPS) del Ministero della Salute che individua in episodi di violenza, tutti “gli insulti, le minacce e qualsiasi forma di aggressione fisica, verbale (ivi compreso il discredito via web o social network), psicologica o contro la proprietà, sia della struttura sia dell’operatore, praticati da parte di soggetti esterni all’organizzazione, compresi i pazienti, tali da mettere a repentaglio la salute, la sicurezza o il benessere, anche psicologico, di un individuo”. 

Gli operatori sanitari sono “risorse” preziose, necessarie alle comunità per ricevere le cure necessarie. Lo sa anche l’ASL di Vercelli che, qualche settimana fa, ha reclutato personale sanitario da Israele per fronteggiare la carenza di personale medico e infermieristico in Valsesia. Eppure, trattandosi di operatori così preziosi, perché minacce e aggressioni sono all’ordine del giorno?

La causa è nelle politiche sanitarie sbagliate: carenza di medici e pediatri, liste di attesa lunghissime e tagli alla sanità sono elementi che creano malcontento della popolazione. E i lavoratori della sanità sono vittime di questo sistema: subiscono condizioni lavorative pesanti, carichi di lavoro eccessivi, turni insostenibili e reperibilità continue. Operano in un contesto lavorativo di frustrazione, soprattutto se a contatto con il pubblico, dove impegno ed energie impiegate non sono sufficienti a compensare il senso di insoddisfazione dell’utenza che non ha risposte appropriate sulla propria domanda di salute.

Inoltre, le politiche salariali in tutto il comparto Sanità sono insufficienti. Basti pensare alla recente proposta contrattuale del Governo sugli aumenti di poche decine di euro dei salari, a fronte di una pesante perdita di potere di acquisto dovuta all’inflazione. La politica promette assunzioni ma, in realtà, non copre neanche il turnover con conseguente allungamento degli orari e la mancata fruizione di riposi e ferie.

In un contesto come questo, la CGIL pretende TOLLERANZA ZERO per qualsiasi minaccia di aggressione agli Operatori sanitari e sotto qualsiasi forma. 

E per prevenire episodi di violenza è fondamentale comprendere e affrontare le cause che influiscono su questo fenomeno, mettendo in atto tutte le azioni utili a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e Operatori sanitari, coinvolgendo Istituzioni, Aziende sanitarie e cittadini, a partire dalla attivazione di un canale di comunicazione che consenta di interagire e di dare/ricevere tempestivamente risposte e chiarimenti sui servizi sanitari. 

In ambito lavorativo, spetta al Datore di lavoro proteggere i propri operatori da qualsiasi danno, compreso quello da stress lavoro-correlato, osservando tutte le misure previste dalla legge e adottando le specificità dei rischi connessi all’attività svolta. 

Cgil Valsesia Vercelli

Redazione