L’11 febbraio, nella Sala Conferenze della Biblioteca, nell’ambito della celebrazione del Millennio di Varade, si è tenuta una riunione con gli operatori turistici e culturali. La sala era gremita: erano presenti guide turistiche, rappresentanti di Palazzo dei Musei, delle Scuole, di Nova Jerusalem, del Gruppo GESCAV, delle Pro Loco di Varallo e di Verzimo, delle agenzie di viaggio e il Direttore dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti, Marina Feroggio. L’Assessore Roberto Carelli ha portato il saluto della Città di Varallo, ringraziando tutti i collaboratori che stanno portando avanti un ottimo lavoro di squadra. Il Responsabile della III Ripartizione “Interventi sociali e culturali”, Silvio Brentazzoli, ha spiegato come il Gruppo organizzativo degli eventi del Millennio ci tenesse in modo particolare a questo incontro, prezioso per diffondere la conoscenza circa l’origine della storia di Varallo e della Valsesia, e ha sottolineato quanto sia comune a tutti gli operatori turistici e culturali la passione e allo stesso tempo la responsabilità della “bellezza”: “Sono sempre più stupito dalla bellezza di Varallo e questa occasione del Millennio è molto preziosa per promuoverla: sono grato a Norberto Julini che nel suo Il romanzo di Gaudenzio ha ben evidenziato la centralità di questo concetto nell’opera di Gaudenzio, artista che ha realizzato capolavori assoluti in momenti di estrema difficoltà, tra guerre, carestie e pestilenze, proprio a metà di questa affascinante storia millenaria di cui ci apprestiamo a scoprire le origini”. Il Professor Massimo Bonola, storico e filosofo, ha parlato di questa storia di bellezza di mille anni fa: “In questi mille anni la pergamena, oggi di proprietà del Comune di Novara, ha conosciuto molti spostamenti: dall’archivio dei Canonici di San Giulio ad Orta, durante il dominio napoleonico fu trasferita a Milano, capitale del Regno d’Italia e poi, verso la metà dell’Ottocento, a Novara. Quando Carlo Guido Mor la trascrisse, nel 1933, era conservata presso il Museo Civico di Novara. Chiuso il Museo passò alla Biblioteca Civica e poi fu depositata presso l’Archivio di Stato di Novara. Per fortuna è in un ottimo stato di conservazione e durante l’estate verrà concessa in prestito per essere esposta a Varallo, nella sede di Palazzo dei Musei”. Questa pergamena è un documento scritto in latino, vergato nell’Alto Medioevo, di non facile comprensione, e quindi necessita di una corretta divulgazione. Sintetizzando i concetti Bonola ha parlato diffusamente dei tre “oggetti” presenti che riguardano il nostro territorio: un’alpe, un ponte e una rocca; ha inoltre illustrato la figura del re e futuro imperatore Corrado II di Germania, del contenuto: una concessione al vescovo di Novara, sottolineando che questo documento potrebbe essere presentato come un “caso di studio”, un esempio che serve per capire il Medioevo in tutto il Piemonte Orientale. Come scriveva Carlo Guido Mor: “La Valsesia è un prodotto medievale”. Bonola ha paragonato la pergamena all’unico frammento di un puzzle, rinvenuto in una scatola sulla quale l’immagine da ricostruire è svanita, quindi si è dovuta intraprendere un’opera delicata di contestualizzazione per interpretarla correttamente e metterla in relazione con il contesto storico in cui fu prodotta. Nel documento sono indicati molti luoghi, oggi tutti identificati - l’unica località a ovest del Sesia è Oldenico, che era feudo dei conti di Pombia- che vengono concessi al Vescovo di Novara senza esplicitare che sono contestualmente confiscati ai precedenti feudatari, vassalli dell’Impero, investiti della Contea di Pombia. Tali feudatari, Uberto e suo fratello Riccardo, nella pergamena sono nominati, senza citare mai il loro titolo di Conti di Pombia: questo ci fa capire come dovessero essere puniti perché anni prima si erano alleati con il marchese Arduino d’Ivrea, autoproclamatosi re d’Italia. Corrado II certo non conosceva questo territorio, ma aveva accanto il Vescovo di Vercelli Leone di Hildesheim che gli diede indicazioni precise. Mostrando l’albero genealogico dei Pombia disegnato dalla maestra di Roccapietra Maria Lavezzi nel 1940, Bonola ha spiegato come questa potente famiglia in realtà cercò di mettere al sicuro i beni confiscati anche grazie alla nomina di loro discendenti come Vescovi di Novara e inoltre fondando l’Abbazia di San Nazzaro Sesia, di cui divenne abate un altro Pombia. Con la Donatio Riprandi misero anche al sicuro altri beni, protetti dall’immunità fiscale: non pagavano le tasse e nessuno avrebbe potuto appropriarsene. Il Conte Guido morì nel 1083 donando l’Alpe di Otro ai monaci di Cluny che la terranno fino a tutto il XVI secolo. Circa i tre luoghi valsesiani indicati nella pergamena non risulta che nulla di quanto disposto nel documento sia stato realizzato: i loro destini successivamente avranno percorsi molto diversi.
In Breve
venerdì 21 febbraio
giovedì 20 febbraio
mercoledì 19 febbraio
martedì 18 febbraio