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EVENTI | 11 marzo 2025, 16:36

Trivero: "Tessere la storia - Il grigioverde biellese tra telai e trincee"

Il nuovo spettacolo di Teatrando

Trivero: "Tessere la storia - Il grigioverde biellese tra telai e trincee"

Trivero: "Tessere la storia - Il grigioverde biellese tra telai e trincee"

"Tessere la storia - Il grigioverde biellese tra telai e trincee", percorso teatrale che si articola in cinque quadri scenici che affrontano il tema Grande Guerra e Alpini da diversi punti di vista, inserito tra gli appuntamenti di: “AspettiAMO l’Adunata” Nazionale degli Alpini a Biella, si è svolto come di consueto in forma itinerante, con piccoli gruppi che si spostavano all’interno degli spazi produttivi della Vitale Barberis Canonico di Pratrivero, storica azienda di Pray Biellese, uno dei più antichi lanifici al mondo, le cui origini risalgono al 1663.

Le preziose informazioni storiche reperite negli archivi da Danilo Craveia - archivista professionista, responsabile tecnico del Centro di Documentazione dell'Industria Tessile (Fabbrica della Ruota), dell'Archivio Zegna (Casa Zegna), dell'Archivio del Santuario di Oropa e dell'Archivio di Festivaletteratura di Mantova, autore di una decina di volumi relativi a vari aspetti storiografici del Biellese, di articoli e saggi pubblicati sulla "Rivista Biellese" e il "Bollettino DocBi" - sono state la base per costruire uno spettacolo teatrale con regia di  Veronica Rocca e Paolo Zanone.

Gli spettatori, accolti da un prigioniero di guerra austriaco (Frank Juch), che indossava una divisa di ben diversa qualità rispetto a quelle del Regio Esercito Italiano, erano invitati a seguirlo nel reparto filatura, dove era stata ambientata la prima scena con protagoniste tre donne (Ilaria Gariazzo, Graziella Panetta e Sofia Parola), che rappresentavano una madre con il figlio in guerra, una moglie con il marito e una giovane donna in ansia per il fidanzato, ciascuna delle quali faceva emergere un vissuto difficile e soprattutto la condizione di “donne al fronte interno” responsabili della produzione delle divise, mettendo in rilievo quella che fu un’occasione unica di emancipazione, senza nascondere la presenza di “imboscati”.

Accompagnati da un Alpino (Christian Ferri) si passava al magazzino, dove era stata allestita una trincea e si assisteva al dialogo tra due soldati di guardia (Fabrizio Barbero e Luca Meo) un “Savoia” e un “Napoli” che indossavano le divise di produzione biellese, ottime per riparare dalla pioggia, dal vento e dal freddo, ma: “Le pallottole, quelle, le lasciano passare: nemmeno le divise degli ufficiali, le penne bianche, che sono di qualità migliore, riescono nel compito impossibile”.

Prelevati da una Crocerossina (Stefania Lazzarini) si passava alla terza scena nell’”hub”, per assistere al collaudo del grigioverde, dove si analizzava la qualità delle pezze per controllarne la conformità rispetto al capitolato. In questa scena dialogavano tre personaggi, il Direttore, l’assistente e la dattilografa (Claudio Nicolai, Hillary Porta e Roberto Tosi). La Commissione del Collaudo si trovava a Biella all’Opificio Militare Laniero e spesso era costretta a mediare tra la richiesta sempre maggiore di stoffe e forniture che talvolta non erano quelle pattuite, sia per salvaguardare il lavoro degli operai, che per ottemperare alle commissioni: “Firma con il lapis, non vale neanche l’inchiostro, ma ce ne ricorderemo a guerra finita, perché finirà...”.

Un giovanissimo Alpino (Enrico Manfredo), dopo una sosta per gustare la “razione militare”: cioccolato e acqua offerti in confezioni “griffate”, guidava alla zona “lounge”, dove una elegante signora, che si rivelava essere Matilde, la moglie dell’imprenditore, dopo l’intensa giornata di lavoro, accoglieva il marito in salotto (Veronica Rocca e Paolo Zanone). Nel dialogo emergevano le preoccupazioni derivanti dalle pressanti richieste di merce che comportavano investimenti economici sempre maggiori anche in macchinari, con l’incognita del risultato finale e dalle rivendicazioni degli operai, confidando naturalmente nella Vittoria. Le osservazioni della signora che leggeva sempre più spesso sulla Tribuna Biellese i nomi scritti spessi dei “caduti sul campo dell’onore” acuivano il senso di impotenza del marito: “Faccio quello che posso, ma non so se è abbastanza: quelle braccia che serrano i pugni contro la guerra, cozzano teste per spartirsi la miseria”.

Scortati dall’Alpino (Edoardo Ramasco) lo spettacolo si concludeva nei raffinati spazi dell’Archivio con il racconto della fine della guerra. I due soci imprenditori, (Stefano Garbaccio e Mattia Pecchio) uno dei quali aveva riportato una seria menomazione ad una gamba, brindavano declamando il famoso Bollettino della Vittoria, coinvolgendo anche la Maestra del Rammendo (Simona Romagnoli), auspicando di “far fuori” tutto il grigioverde già prodotto, per passare poi finalmente ai colori delle nuove collezioni, chiari come il nuovo periodo che si annunciava, ma che purtroppo non manterrà gli auspici nati da quei quarantuno mesi di sofferenza. “L’ultimo brindisi è riservato a quelli che non sono tornati, a quelli che non li piangerà nessuno, perché non hanno più un nome, sono gli “ignoti”: bisognerà elevare a loro un monumento che li tenga caldi e asciutti”, ma anche i monumenti divideranno ed alimenteranno odi e risentimenti che porteranno ad un regime e ad una nuova, terribile guerra.

Informazioni storiche corrette, scorrevolezza dei dialoghi, ambientazioni e costumi curati e soprattutto un contesto di grande interesse, si sommavano alla ben conosciuta bravura attoriale, lasciando negli spettatori il desiderio di conoscere più a fondo questa storia straordinaria che ha reso il Biellese con Prato e Vicenza, protagonista nella prima Guerra Mondiale.

La Vitale Barberis Canonico all’uscita offriva un ramo di mimosa alle signore, come omaggio in occasione della Festa della Donna, completando una squisita ospitalità.

Gli attori di Ars Teatrando, che nel 2023 con “Il filo rosso della storia italiana – 150 anni della Manifattura Lane Borgosesia” in cinque scene teatrali avevano ripercorso la storia della Manifattura Lane Borgosesia, in un appuntamento organizzato dalla Zegna Baruffa, saranno presto protagonisti a Varallo, al Museo Calderini, di uno spettacolo incentrato sulla figura di Don Pietro Calderini (1824 – 1906), personalità di assoluto rilievo nella società valsesiana del secondo Ottocento.

Piera Mazzone

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