A Grignasco, negli spazi dell’ex vetreria Felcea, dove Vittorio Damiani, artista che di recente ha esposto una rigorosa selezione di sue opere presso Spazio E a Ghemme, creava le sue vetrate artistiche, l’8 marzo Enrico Pettinaroli, che ama definirsi semplicemente “creativo”, ad un’insolita ora mattutina, ha inaugurato la mostra: “Nel segno di lei”, visitabile fino all’11 marzo (9-11 e 14 – 17).
Il “look” scelto per l’inaugurazione riprendeva lo stile della locandina in bianco e nero, giocata su geometrie, e forme nette: un “black & white” con sciarpa a righe, golfone geometrico, maglia con rombi illusionistici alla Escher, ma tutto sostenuto da solidi anfibi neri, come è nel suo stile severo e innovativo. Il Sindaco, Roberto Beatrice, ha ringraziato Enrico Pettinaroli per questa sua presenza discreta ma significativa, nei momenti importanti per la città.
Federica Mingozzi insegnante e critica d’arte novarese, che conosce la poliedricità dell’artista con il quale ha intessuto un dialogo intenso e duraturo: “Richiede attenzione, anche se è difficile da inquadrare, perché cambia strada ogni volta”, si è soffermata sulle frasi della locandina che puntualizzano il percorso di questa nuova avventura, articolata in quindici prove d’artista, incisioni su plexiglass di piccolo formato, monocrome, realizzate utilizzando gli strumenti dell’artista grignaschese Franco Fizzotti, messi a disposizione da Emanuela Manuzzato, quasi in un ideale passaggio di testimone.
Enrico Pettinaroli è uno sperimentatore, un artista in cammino sempre verso nuovi orizzonti, cui alludono quelle figure spezzettate, cubo-futuriste, che manifestano una attenzione massima al tratto ambientato in uno spazio abitato colmo di vita, dove anche l’errore, come la macchia di caffè, scivolata incidentalmente, diventa un’opportunità per raggiungere nuove mete: “Il tratto che accomuna lo spirito delle opere esposte è il costante desiderio di catturare il movimento, la velocità, l’energia del corpo nello spazio. E’ un racconto che si snoda in quadri come la vita, in cui si contrappongono presente e passato, tradizione e contemporaneità, rigore e libertà”.
Il nero si smaterializza in grigio fino a scadere nel bianco, ma senza rinunciare a intense isole oscure.
La tecnica dell’incisione su plexiglass richiede un attento studio della “texture” e dei materiali. La matita consente ripensamenti, la punta no: “L’incisione è un’arte che incide non solo la materia, ma anche la memoria, la percezione, l’emozione. Ogni tratto inciso porta in sé la forza dell’irreversibilità”.
Il ritratto femminile simbolo della mostra emerge da un intreccio di segni e geometrie, riflette la molteplicità della donna, la sua forza e complessità, ma anche le opere che non hanno la figura femminile come soggetto principale si collegano a questo eterno femminino in maniera sottile e concettuale. Le emozioni su un volto femminile si susseguono come i suoni suscitati dalla tastiera di un pianoforte, il ritmo delle linee crea il motivo musicale che pare danzare sulla superficie del foglio. Non poteva mancare in questo caleidoscopio il tema della violenza sulle donne, rappresentato da un occhio tumefatto, ma anche dalla sofferenza di un airone ferito.
Significative due opere che richiamano al senso del divino e del mistero: una tormentata testa di Cristo e la riflessione sulla morte di un appestato, vegliato da Renzo e Lucia, in cui compare un cane con un pane in bocca, omaggio a San Rocco, tanto caro alla sensibilità di Enrico Pettinaroli.