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ATTUALITÀ | 01 aprile 2025, 07:50

Protesta nel settore telecomunicazioni: coinvolti 8mila lavoratori piemontesi FOTO

Scendono in piazza per salari troppo bassi e contratto scaduto da 2 anni.

Protesta nel settore telecomunicazioni: 8mila lavoratori piemontesi scendono in piazza

Protesta nel settore telecomunicazioni: 8mila lavoratori piemontesi scendono in piazza

Dai call center a chi installa la fibra ottica, il settore delle telecomunicazioni di Torino e Piemonte oggi incrocia le braccia e fa sentire la propria voce. Questa mattina sono in corso due presidi - uno davanti all'Unione Industriali di via Fanti a Torino e uno davanti a Confindustria Canavese ad Ivrea - promossi da SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM Uil.

Salari bassi

Tema al centro della mobilitazione il mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale delle Telecomunicazioni, scaduto ormai da oltre 2 anni, è in una fase di stallo da dicembre 2024.

I problemi sono legati in particolare ai salari. Per dare un'idea un dipendente full time, che lavora otto ore al giorno e 40 settimanali, guadagna 1.750/1.800 euro lordi: netti sono circa 1.300/1.350 euro. Una cifra troppo bassa, soprattutto alla luce del post Covid dove l'inflazione è schizzata alla stelle, così come bollette e spesa al supermercato. 

Oltre 8mila lavoratori 

La richiesta, come spiega Maria Luisa Lanzaro, Segretario Generale Uilcom Uil Piemonte e Valle d’Aosta, è di avere 260 euro lordi in più al mese per un quinto livello. Un problema che in Piemonte riguarda ben 8mila lavoratori diretti dell'azienda di telecomunicazioni. A cui se ne aggiungono diverse migliaia che operano nei call center. 

Contratto scaduto da due anni

"Siamo qui - spiega Lanzaro di Uilcom Uil - perché il nostro contratto è scaduto da due anni: è importante arrivare al rinnovo, perché porta un aumento salariale giusto e dovuto". A breve scadrà la proroga del CCLN. 

"È un settore - aggiunge la sindacalista - che va incontro a cambiamenti importanti: tutto questo non lo possono pagare lavoratori e lavoratrici".

Cinzia Gatti, dalla Redazione di Torino

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