Mercoledì 2 aprile presso la Biblioteca Civica “A. Colombo” di Rovasenda è stato ospitato un evento d’eccezione: la proiezione del film-documentario: “Storie di riso ieri e oggi”, nato da un'idea di Carmine Zimbardi, con la regia di Elisa Caramella, attori di TiArt, con la partecipazione straordinaria di Pier Emilio Calliera, Mario Donato, Cinzia Simonelli, Maurizio Tabacchi.
Federico Carola, Sindaco di Rovasenda, ha dato il benvenuto al numeroso pubblico che ha riempito l’ampio salone e agli ospiti: Pier Emilio Calliera, la moglie, Giuseppina Averono, due “attori”: Sergio Facelli e Domenico Calliera, e all’ideatore, Carmine Zimbardi, che aveva lavorato in Rai e quindi ha dato al Docu-Film un’impronta professionale.
“Storie di riso ieri e oggi” è stato suddiviso in due parti: documentario e film. Introdotte da immagini suggestive di acqua, spighe e ampie panoramiche sulla piana vercellese, intercalate con fotografie storiche dello sciopero del 1906 che portò alla conquista delle “otto ore” ottenute dalle mondine a Vercelli, sono state presentate interviste con testimoni e protagonisti della storia della coltivazione del riso nel Vercellese, tracciato un esaustivo panorama di una civiltà che ha saputo evolversi negli anni senza dimenticare.
Mario Donato, curatore della cascina-museo La Colombara, ha rievocato la semina “a spaglio” e l’atmosfera degli anni Cinquanta: “Nel Vercellese a giugno e luglio c’erano cinquantamila donne in acqua, di età compresa tra i tredici e i cinquant’anni, veniva dato loro il cappello per ripararsi dai raggi cocenti del sole e somministrato il chinino, per evitare la malaria. Il momento più bello era la “cürmaia, la festa che concludeva il lavoro delle mondine. Si lavorava duramente, ma ci si divertiva anche con il ballo sulle aie delle cascine: sabato fino alle due, mentre domenica si anticipava a mezzanotte, perché lunedì riprendeva il lavoro. Si ballava a piedi nudi, perché anche gli zoccoli erano preziosi”. Donato ha spiegato che alla Colombara c’erano anche duecento mucche, quarantotto cavalli e quattro coppie di buoi, che venivano nutriti con il maggengo: “Dopo lo sfalcio il terreno veniva preparato per la semina del riso: una parte delle mondine, le trapiantine, prendevano le piantine dal vivaio e le trapiantavano. Con questo sistema si facevano due raccolti: fieno e riso”. Alla Colombara, ricorda Mario Donato, sono anche conservate due auto storiche e una Balilla del 1911, carenata tipo camioncino, che serviva per portare i soldati e le mondine: “Ora in risaia i canti delle mondine sono stati sostituiti dal rumore dei motori”.
Pier Emilio Calliera, contadino, poeta e scrittore, ha ricordato che a San Damiano arrivavano seicento mondine: “Un grande impatto su una popolazione di un centinaio di persone. Il lavoro iniziava presto al mattino e si concludeva alle quindici: era faticoso, ma le mondine sapevano anche divertirsi ed essere allegre”. Calliera ha ricordato come proprio nel vercellese siano state fermate le truppe austriache del Generale Giulay il 25 aprile 1859: la pianura fu completamente allagata e l’esercito di settantamila uomini si impantanò: “El Giulasy l’è turnà ‘ndrè cun la pauta tacà i pè”.
Cinzia Simonelli (Responsabile laboratorio di chimica merceologia e biologia molecolare Ente Nazionale Risi), con grande professionalità ha spiegato che sono iscritte circa duecento varietà di riso, ma solo cento sono coltivate, soffermandosi sul Carnaroli Varietà Classica e sul Riso DOP di Baraggia, elencandone le caratteristiche, le peculiarità di utilizzo e i numerosi controlli che garantiscono e tutelano la qualità del riso.
L’agronomo e agricoltore Maurizio Tabacchi ha parlato del “post mondine”: “Dagli anni Cinquanta furono introdotti i diserbanti e poi i diserbanti selettivi chimici che fanno morire gli infestanti, ma non danneggiano le pianticelle di riso, introducendo anche la lotta al riso Crodo, che causa della sua vicinanza botanica con il riso coltivato, è l’infestante più difficile da controllare con gli erbicidi in quanto se un erbicida è selettivo su riso lo è anche nei confronti del riso crodo. A fine anni Ottanta si cominciarono ad utilizzare le sulfoniluree, erbicidi usati per diserbare il riso in post-emergenza, mentre alla fine degli anni Novanta si cominciò a parlare di lotta integrata e di sostenibilità, perché era chiaro ormai che i diserbanti avevano effetti negativi sulla salute umana, sull’ambiente e inquinavano le acque. Oggi il diserbo è molto più limitato e gestito in maniera scientifica per limitare al massimo i rischi di inquinamento e inutili sprechi. L’ultima evoluzione è rappresentata da macchine alimentate con il sole, che si muovono in risaia guidate da un sistema satellitare che monitora la necessità di diserbanti: questa sarà la mondina del 2030”.
Nella seconda parte è stato mostrato un film che racconta una delle tante storie della risaia: interamente girato nella cascina di Pier Emilio Calliera, in frazione San Damiano di Carisio, nei luoghi dove le mondine lavoravano e dormivano, in cui sono ancora conservate le scritte del loro passaggio. Ambientata nel 1950 la vicenda è uno spaccato di Comunità: un risaiolo, che aveva voluto che il figlio studiasse, era preoccupato che corresse troppo dietro alle ragazze, parallelamente due giovanissime mondine, alla fine della monda si raccontano i primi innamoramenti: una si illude che il figlio del padrone la sposerà, mentre l’altra svela la sua tristezza dovuta ad un padre alcolizzato che si era lasciato andare dopo che la moglie era sparita lasciandolo con una figlia da crescere. La Cencia “prima mondina”, accoglie la ragazza. Al termine si rivelerà essere proprio lei quella madre che si era allontanata per guadagnare ed offrire un futuro migliore alla figlia.
Dopo gli applausi al termine della proiezione, Pier Emilio Calliera ha ricordato che quella di Rovasenda era la quinta replica: “Per me molto emozionante, perché realizzata nella Biblioteca intitolata ad un amico sincero e galantuomo, il cantore della Baraggia: il compianto professor Arnaldo Colombo”.
Alla serata ha partecipato anche Flavio Colombo, cugino di Arnaldo ed instancabile sostenitore della sua memoria, che si è complimentato con i protagonisti: “Abbiamo condiviso molti ricordi, coinvolti da storie che toccano i nostri cuori di abitanti del mare a quadretti”.
All’ingresso i partecipanti venivano omaggiati con sacchetti di riso e si raccoglievano offerte per finanziare il nuovo Docu-Film che sarà girato a San Damiano e riguarderà il famoso Brigante Biundin, che proprio alla Cascina Campesio, tradito dalla sua passione per il ballo, troverà la morte ucciso da un carabiniere.
Dopo lo scambio di doni tra l’Amministrazione Comunale e Pier Emilio Calliera, sono state premiate con un libro scritto dallo stesso Calliera: “Hai visto che luna?”, le due “colonne” del giornale “La Torre”: Rita Avvenengo Ducca e Ileana Vezzù.
Pier Emilio Calliera ha annunciato che quest’anno, l’ultima settimana di luglio, si rifarà a San Damiano la grande festa sull’aia, tradizione che era stata interrotta dal COVID.
La serata si è conclusa in modo conviviale, gustando i “tortelli” preparati dalla signora Giuseppina Averono Calliera, scherzosamente conosciuta come “Pantera” per il suo carattere graffiante: “Vivendo con un marito, due figli maschi e un cognato, ho dovuto essere preparata e reattiva”, ma anche creativa, infatti, oltre che in cucina, sa realizzare oggetti molto graziosi, riutilizzando antichi coppi.