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Ultim'ora | 06 aprile 2025, 11:04

Dazi, Follini: "L'interesse nazionale spinge verso la dimensione europea"

Dazi, Follini: "L'interesse nazionale spinge verso la dimensione europea"

(Adnkronos) - "La questione dei dazi cambia alcuni fondamentali caratteri della nostra politica di casa. Poiché mette a soqquadro, una volta di più, le due coalizioni principali - che sull’argomento e i suoi dintorni coltivano da tempo opinioni piuttosto diverse. E poiché spinge la Meloni a ridisegnare -forse- una parte significativa della sua proiezione internazionale. Laddove l’affinità ideologica con Trump (chiamiamola così) finisce per fare a pugni con la difesa degli interessi dell’economia italiana. Fin qui, Meloni ha cercato di contemperare le due cose. Apprezzamento per la destra americana, in nome di una visione quasi - quasi - comune. E strenua difesa del nostro sistema imprenditoriale, largamente basato sul traino delle esportazioni.  

Così, da Palazzo Chigi è stato quasi recitato un mantra, in base al quale si potevano felicemente sovrapporre un europeismo non troppo enfatico e un atlantismo alla vecchia e cara maniera. Ora la svolta del presidente americano sui dazi sembra buttare all’aria proprio questa sottile linea di equilibrio. Sfidando l’Europa, e ovviamente anche l’Italia, o a sottomettersi docilmente, accettando il fatto compiuto, oppure a reagire vigorosamente, prendendo atto di un conflitto che ormai è nelle cose. Dilemma che inevitabilmente costringerà di qui in avanti Giorgia Meloni a ridisegnare anche il suo percorso. E che assai probabilmente invoglierà Salvini a renderle più complicato quel percorso.  

Il fatto è che tutti questi cambiamenti sembrano annunciare una nuova regola che impronta l’ordine mondiale. Laddove per qualche decennio la sfida era stata tra le suggestioni della democrazia e quelle del comunismo. Poi aveva opposto liberaldemocrazie e autocrazie di vario colore. E infine oggi sembra destinata ad avvenire tra paesi cruciali e paesi (o insieme di paesi) più marginali. In fondo il 'dialogo' tra Trump e Putin a spese della povera Ucraina è parso alludere proprio a uno scenario di questo tipo: un cinico negoziato tra i paesi che contano a spese delle sorti e degli interessi dei paesi e dei popoli che contano meno.  

Nel caso in questione le cose si sono poi rivelate più complicate di così, e non s’è ancora capito come andranno a finire. Ma almeno l’intenzione dei due uomini 'forti' è risultata fin troppo chiara e promette -o meglio minaccia- di riprodursi chissà quante altre volte. In questo quadro è piuttosto ovvio che per l’Europa così com’è, immobile in se stessa, non ci sarà molto posto. O almeno, che il posto andrà guadagnato con molta più determinazione e molta più unità di quanto si sia visto fin qui. Circostanza che per l’appunto costringe ora la Meloni a una svolta, ponendola di fronte a un bivio. O si libera definitivamente di quelle vecchie parole d’ordine così poco europeiste (che Salvini, per l’appunto, non perde l’occasione di fare sue) e mette nel conto almeno una fase di relazioni più tese con l’alleato americano. Oppure ne resta prigioniera, magari confidando di incontrare qualche riguardo in più nel nome di quel briciolo di affinità ideologica che si rintraccia nel passato di entrambi. Il dosaggio delle parole in queste prime ore fa capire quanto stretto sia il passaggio che il governo ha davanti a sé.  

Ma paradossalmente è proprio l’interesse nazionale che oggi spinge più decisamente verso la dimensione europea. Dato anche che l’amministrazione americana ha 'regalato' gli stessi dazi a tutti i paesi dell’Unione, lasciando intendere -forse per la prima volta- che non ha nessuna intenzione di fare la differenza tra europei più buoni ed europei più cattivi. Ed è forse proprio questo che ci dovrebbe far riflettere tutti. E’ finito il tempo in cui Washington, ai tempi dell’Iraq, si sceglieva gli alleati privilegiati dividendo la 'vecchia' e la 'nuova' Europa. Ora siamo finiti tutti nello stesso calderone. Una piccola sfumatura, paradossalmente positiva, in un frangente in cui tutto sembra volgere verso quel segno 'meno' che le borse di tutto il mondo in queste ore riassumono e amplificano". (di Marco Follini) 

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