(Adnkronos) - Non si fa in tempo ad archiviare il congresso di Firenze (Matteo Salvini acclamato, si conferma alla guida della Lega) che già il dibattito si sposta a Roma. Perché il vicepremier ha fatto la sua scelta: vuole tornare al Viminale, dove gestì la sicurezza, dal giugno del 2018, fino alla successiva estate del Papeete, quando mandò a casa il suo premier del tempo, Giuseppe Conte. "Con serenità parlerò sia con Matteo Piantedosi, che con Giorgia Meloni, perché io sono a disposizione dell'Italia e della Lega, senza avere smanie", fa sapere dal palco della Fortezza da Basso Salvini prima di commuoversi, dopo poco più di un'ora di discorso di investitura. Oggi è la sua festa, la maturità del terzo incarico, a partire dal primo del dicembre del 2013 -quando lasciò al palo nientemeno che il fondatore Umberto Bossi nella sfida delle primarie - e lui non fa attendere la risposta al pressing arrivato ieri dai vertici del partito. A chi lo vuole di nuovo al Viminale dice chiaro, non senza orgoglio, come sia "mio dovere ascoltare quello che il mio partito, quello che i sindaci, quello che gli elettori ci chiedono".
L'opa è lanciata. Adesso alla premier Meloni spetta la risposta, che potrebbe passare, se vorrà, anche da un complicato rimescolamento delle carte, che potrebbe portare a nuovi aggiustamenti sulle caselle non solo di governo, ma anche lato regionali, per esempio in Veneto e Campania. Freddi gli alleati. "E' normale che ogni forza politica abbia le proprie idee e volontà", dice il portavoce di Fi Raffaele Nevi, ma in primo luogo "bisogna vedere che cosa ne pensa la presidente del Consiglio", e poi "secondo me la compagine di governo va bene così com'è"; "Se si volesse discutere di Salvini all'Interno bisognerebbe rivedere l'intero equilibrio dell'esecutivo e penso che in questo momento, vista anche la situazione internazionale e quanto sta accadendo con i dazi Usa, sarebbe bene pensare a questo", rimarca l'azzurro. Anche Marco Osnato parla di "legittima aspirazione di Salvini". Ma l'esponente di Fdi sottolinea: "Il ministro dell'Interno sta lavorando molto bene. E, come spesso afferma lo stesso Salvini, la squadra che vince non si cambia". Insomma, la richiesta della Lega "dubito possa trovare concretezza", mette a verbale il responsabile economia di Fdi.
Quello di Salvini al Congresso è un discorso che lo vede ripercorrere le tappe di una Lega che vuol mostrare unita, addirittura in linea con quella delle origini, quella bossiana. Saranno ben 7 le citazioni del nome del Senatur nell'intervento del segretario: "Lui è un genio", ammette e i manifesti storici che mostra dal palco ai delegati sono nero su bianco la prova che i temi sono sempre gli stessi. "Qui Bossi - ricorda indicandone uno - spiegava che l'immigrazione era il problema", in un altro si parla di "confini e sicurezza". Ora però il partito è nazionale, quindi, argomenta, "dobbiamo essere bravi, inclusivi, capaci di aprire le porte anche a quelli più bravi di noi".
Da lì a poco scatta la consegna della tessera a Roberto Vannacci, arrivato a Firenze per entrare ufficialmente in Lega, dopo i tanti rumors. Il generale ringrazia Salvini per "la forte pacca sulla spalla", promettendo fedeltà e "onore". Poi fa sapere che non ha preclusioni su possibili incarichi nel partito. Anzi: "Io vicesegretario? Per ora sono eurodeputato, poi vedremo…".
Il fuori-programma di Vannacci non è l'unico della giornata, perché poi tocca alla premier Meloni, che manda un suo video-messaggio, in cui compatta l'alleanza: "Andremo avanti pancia a terra fino alla fine della legislatura", assicura facendo riferimento alla riforma del premierato, a quella della giustizia, a quella dell'Autonomia differenziata. Altro tema che l'avvicina a Salvini, mai citato direttamente nel video, tanto meno per la mossa per il Viminale, è quello dell'immigrazione: "Continueremo a difendere i confini e a combattere l'immigrazione illegale di massa. Siamo al governo per lavorare, per essere al servizio degli italiani, per fare ciò che nessun altro ha avuto il coraggio e la forza di fare in tanti anni".
Salvini ricambia i sorrisi di una Meloni molto istituzionale: "Ringrazio l'amica per il suo messaggio al Congresso. L'autonomia e il premierato vanno insieme mano nella mano", le promette, scommettendo sull'autonomia che oggi, garantisce Salvini, non è "un capriccio ma la salvezza di tutta l'Italia, serve a dare parità di condizioni e di diritti, il merito". Le ambizioni della Lega il leader non le nasconde, e una frecciatina a Forza Italia arriva anche da Firenze: "Noi siamo il secondo partito della coalizione", dice ai suoi. "Puntiamo a diventare il primo, siamo in crescita", aggiunge, ma "non ci faranno mai litigare nel centrodestra, ci stanno provando da due anni e mezzo", dice ancora sui rapporti con Tajani.
A fargli i complimenti oggi dopo i leghisti di ieri, dirigenti, governatori e ministri, sono stati gli ospiti stranieri, a partire da Marine Le Pen, che in un videomessaggio gli spiega di trovarsi nella sua situazione, dopo la condanna, di essere finita ingiustamente nel mirino dei magistrati francesi. Anche Orban lo abbraccia, assicurandogli che l'Ungheria è vicina al premier leghista ("Siete stati messi in silenzio con metodi peggiori della dittatura comunista"). L'olandese Wilders assicura che se fosse italiano prenderebbe la tessera della Lega, quanto basta a Salvini per dire che i suoi alleati sono "estremisti del buon senso, altro che Internazionale nera di cui parlano i giornali".
La parte finale del suo intervento la rivolge "agli avversari", perché "la Lega non ha nemici". Ma il tono si alza quando chiede di far chiarezza sul 25 aprile e sul primo maggio: la festa della Liberazione "non è delle bandiere rosse e dei 'compagni', il primo maggio è di tutti i lavoratori, non solo della Cgil. Rimettiamo le cose a posto: giù le mani dalla storia italiana".
Alle 13, Salvini smette di parlare, acclamato segretario, con Lorenzo Fontana che gli è stato sempre seduto a fianco in questi due giorni e si complimenta con lui, assieme a tutti i dirigenti e ministri, escluso Zaia, oggi impegnato al Vinitaly. Il 52enne segretario sarà in carica fino al 2029, grazie al nuovo statuto approvato ieri. "Vorrà dire che al prossimo Congresso federale sarò con orgoglio delegato, perché qua, tra voi, c'è sicuramente il prossimo segretario federale", dice lasciando capire che questo sarà il suo ultimo mandato. (dall'inviato Francesco Saita)