Cinquecento soci, la pubblicazione di due Bollettini all’anno e gli oltre cinquanta volumi pubblicati nella collana della Biblioteca della Società Storica Vercellese sono la concretizzazione degli studi e delle ricerche compiuti in oltre cinquant’anni di presenza culturale attiva sul territorio. Ad incuriosire il largo pubblico immancabili sono le Briciole: brevi curiosità per i non specialisti che hanno il piacere di conoscere qualcosa di più sul vercellese storico. Così sono nate le visite guidate: Briciole di una Vercelli scomparsa, che vale la pena di scoprire, procedendo a ritroso nel tempo, svelando curiosità, aneddoti e segreti nascosti tra le vie e i monumenti, che rappresentano un simbolico omaggio al Bollettino Storico e al primo Presidente: Rosaldo Ordano.
Dopo i Fantasmi intorno all'abbazia di Sant'Andrea, incontrati l’8 marzo, prosegue il ciclo di visite guidate gratuite organizzate dalla Società Storica Vercellese alla scoperta della storia della città e del Vercellese storico rendendoli vivi e attuali: il 5 aprile a Prarolo, si sono ritrovati una quarantina di soci e non soci, per seguire Giovanni Ferraris, prarolese doc, già Presidente della Società Storica Vercellese, che ha studiato e raccontato questo piccolo paese, popolato da poco più di settecento persone, come ha confermato il Sindaco, Umberto Guglielmotti, facendolo assurgere ad esempio paradigmatico di una storia che si amplia a cerchi concentrici, a Vercelli, al Piemonte, all’Italia e all’Europa.
Prarolo nacque come pertinenza dell’Abbazia di Santo Stefano, che aveva sede a Vercelli, alla Bellaria, poi si era spostata a fianco del Tribunale: “Per l’ex chiesa di Santo Stefano de Civitate era stata prevista la posa di una parete trasparente che consentisse di ammirare le strutture interne e ciò che resta degli affreschi”.
La località di Prarolo è citata per la prima volta in un frammento del Sinodo celebrato nel 964 da Ingone, vescovo di Vercelli, come Petroriolum: i Benedettini dell’Abbazia di S. Stefano di Vercelli, a cui Prarolo apparteneva, dissodarono l'antico ghiaieto, trasformandolo in terreno coltivo.
Per conto dell’Abbazia a Prarolo fu costruito un castello che è citato per la prima volta in un documento del 1398. Almeno la torre quadrangolare, dotata di ponte levatoio rivolto a mezzogiorno, risale ad epoca precedente. Gli abati benedettini soggiornavano spesso presso il castello di Prarolo, come testimoniato da vari documenti ivi redatti; per tale motivo l'abbazia è anche nota come Abbazia di Prarolo: “Da sopralluoghi avvenuti trent’anni fa con l’allora funzionario di zona della Soprintendenza, Massimiliano Caldera e Cinzia Lacchia, Direttore del Museo Borgogna, emersero tracce di affreschi, coperti di polvere, fu chiesto all’Asl di intervenire, ma non è ancora giunta risposta”, ha osservato Giovanni Ferraris. “A parte qualche scorribanda nei secoli XVI e XVII – durante l’assedio di Vercelli del 1638 si accamparono truppe francesi – Prarolo è stato interessato da azioni di guerra solo nel 1859, alla vigilia della battaglia di Palestro” e l’economia di Prarolo, tradizionalmente agricola, solo di recente è stata interessata da insediamenti industriali. A seguito del frazionamento dell’Abbazia di S. Stefano (1801) i nuovi proprietari formarono una borghesia agricola ed alcuni Prarolesi raggiunsero una certa notorietà: Giuseppe Malinverni (1787 – 1856), carbonaro e capo politico dei rivoluzionari vercellesi, condannato a morte per essere implicato nei Moti del 1821; Giuseppe Locarni (1826-1902), architetto, industriale e sindaco di Vercelli.
Proseguendo nella visita il gruppo è entrato nell’Oratorio dei Santi Carlo e Grato, sede dell’omonima Confraternita, che conserva un pregevole organo ed una pala seicentesca, che proviene dalla bottega di Bernardino Lanino, studiata da Simone Riccardi in un articolo pubblicato sul BSV (Bollettino Storico Vercellese) del 2020. Le due statue esterne che risalgono al 1899, sono opera dello scultore vercellese Francesco Porzio.
L’itinerario prarolese si è concluso nella Chiesa Parrocchiale della Madonna dell’Assunta, ricostruita nel 1628 dall’abate commendatario, cardinale Federico Borromeo, ed ampliata all’inizio del XX secolo: “La chiesa contiene una tela settecentesca, originariamente dipinta dal pittore torinese Claudio Francesco Beaumont ed una statua lignea policroma di Martino Sezzano, artista serravallese che aveva laboratorio a Vercelli e lasciò numerose tracce della sua arte in città, nel Vercellese ed a Casale. La statua raffigura la Vergine in posizione eretta e reggente, con il braccio sinistro, Gesù Bambino. Il braccio destro proteso e la gamba sinistra leggermente flessa, con il piede parzialmente staccato dal piedestallo, donano grazia e movimento. Il soffitto fu affrescato da Francesco Rinone nel 1930”.
Dopo la visita, all’interno della chiesa, Silvia Faccin, Presidente della Società Storica Vercellese, ha introdotto la presentazione del nuovo Quaderno della SSV, il n. 9, del quale è autore il professor Giovanni Ferraris: "Il tributo di Prarolo alla Seconda guerra mondiale", che raccoglie due contributi di argomento affine, già pubblicati sul BSV, ideale compimento dell’omaggio iniziato nel 2017 con la pubblicazione della monografia: “Il tributo di Prarolo alla Grande Guerra (1915-1918)”. I soci in regola con la quota annuale possono richiedere gratuitamente il volume. I non soci interessati alla pubblicazione possono contattare la Società Storica scrivendo info@societastoricavc.it.
Ferraris ha ringraziato gli eredi dei prarolesi citati che hanno messo a disposizione documenti, lettere e ricordi, sottolineando che gran parte del materiale inedito proviene dall’Archivio di Stato di Vercelli, poiché nel 1945, a guerra finita, era stato chiesto ai militari di documentare la loro prigionia per ottenere i benefici di legge e quindi quelle testimonianze: carte di lavoro, schede di prigionia, lettere, sono state conservate allegate ai fascicoli personali dei militari.
Il saggio, nelle parole del suo Autore: “Ambisce a fornire un modesto paradigma della complessità che caratterizza la Seconda Guerra Mondiale…molteplici fronti di combattimento…campi di prigionia in tutti i continenti; difficoltà, o addirittura impossibilità di comunicazione tra i militari, combattenti o prigionieri e le proprie famiglie; guerra civile che imbarbarì l’Italia”. Ferraris scrive che il numero dei Prarolesi che tra il 1940 e il 1945 prestò servizio militare in zona di guerra non superò il centinaio: “Nel saggio sono riportate schede sui servizi militari dei nove Caduti, dei ventitrè prigionieri di guerra e di sette militari che, a motivo dell’isolamento postale in cui si trovò l’Italia centro-settentrionale, appartenente alla Repubblica Sociale Italiana, non poterono comunicare con la loro famiglia e furono considerati dispersi di fatto”
Il saggio è completato da alcuni paragrafi storici in cui l’Autore riporta le notizie essenziali “per comprendere dove e come operarono i Prarolesi titolari di una scheda”, descrivendo i vari fronti di guerra, i campi di internamento, ed è corredato da rari documenti tratti dai fascicoli personali dei militari.
Nella seconda parte del volume viene commentato il diario del prigioniero di guerra Livio Sarasso, riportandone ampi stralci: “Da Kalamata (Grecia) a Kassel (Germania)”, che riuscì a tornare a casa, si sposò, ma morì nel 1948 per un male incurabile.
Don Cesare Caggiula al termine della presentazione ha fatto osservare come Giovanni Ferraris abbia unito sapientemente macro e micro storia, attraverso un grande lavoro di ricerca e di lettura incrociata delle fonti, riuscendo a restituire le vicende dei prarolesi coinvolti, ma in realtà dando la parola a uomini che si erano trovati a vivere e a morire: “Arruolati per l’assurda avventura bellica 1940-45”.
Al termine dell’incontro la Presidente Silvia Faccin, ha ricordato che sabato 12 aprile alle ore 11, presso l'ex chiesa di San Marco, con la partecipazione di Enrico Lusso, docente dell’Università di Torino, sarà presentato il volume: "L'Ospedale di Sant'Andrea di Vercelli. Nuovi contributi per l'VIII Centenario", che raccoglie gli atti del convegno storico tenutosi il 23 novembre del 2023, in concomitanza con l'apertura delle celebrazioni dell'800° anniversario di fondazione dell'Ospedale di Sant'Andrea con la partecipazione.