La biellese storica dell’arte Claudia Ghiraldello è tornata in Biblioteca a Varallo per presentare un prestigioso volume d’arte, pubblicato dall’editore torinese Umberto Allemandi, dedicato a: “Daniele de Bosis e la bottega dei suoi figli”, il primo contributo monografico completo ed aggiornato dedicato all'artista tardogotico e alla bottega dei suoi figli, Arcangelo, Francesco e Giovanni Pietro, dei quali i primi due continuarono il mestiere del padre, utilizzando formule stilistiche collaudate.
Alla presentazione hanno partecipato anche l’Assessore alla Cultura Enrica Poletti, il Presidente del Consiglio di Biblioteca, Aristide Torri, il Commendator Mario Coda, bibliotecario del Santuario di Oropa, che a più di novant’anni ha mantenuto la passione per la ricerca e la voglia di scoprire libri per arricchire la Biblioteca del santuario, e il Presidente dell’Associazione Culturale di Gattinara, Fulvio Caligaris, che aveva pubblicato in un numero monografico del Bollettino, la lettura degli affreschi presenti nella dimora marchionale, fatta proprio da Claudia Ghiraldello.
A Varallo l’Inner Wheel Club di Valsesia, nel 2009, in occasione del 25° Anniversario di fondazione del Club, aveva restaurato l’affresco di Daniele de Bosis raffigurante la Madonna del Latte, presente in Collegiata: proprio quest’immagine è stata scelta da Claudia Ghiraldello per realizzare una cartolina di Natale augurale, omaggiata a tutti i presenti. Sempre a Varallo, lungo la parete esterna della Chiesa di San Marco prospiciente la strada provinciale che conduce verso il centro, esisteva un ciclo di affreschi con le storie di San Marco, oggi conservati in Pinacoteca, dipinti di Daniele de Bosis, anche questi entrati nella monografia.
Partendo da queste opere varallesi l’autrice ha presentato il suo lavoro, frutto di appassionate ricerche sul territorio aventi lo scopo di ricostruire il corpus pittorico dell’artista e dei suoi figli, esponenti di un fenomeno culturale che propone evidenti formule tardogotiche, i quali hanno lasciato molte opere che nel libro vengono scoperte e valorizzate. L’ultimo ritrovamento ed attribuzione a Daniele de Bosis è stato fatto dalla Ghiraldello a Momo, nella chiesa di Castelletto, e raffigura una Madonna allattante.
La copertina del libro è molto curiosa: Giuditta, una donna vedova, quindi fragile ed esposta, benché ricca e bella, che con l’intelligenza ed il coraggio ucciderà Oloferne, è raffigurata con barba e baffi, forse perché a questi pittori semplici dal punto di vista accademico, tra i profeti nel sottarco della chiesa di Castellengo, pareva fuori posto una figura femminile.
Questo libro si può anche leggere come una finestra sulla moda del tempo: il de Bosis contestualizzava i suoi personaggi ed era molto attento ai dettagli della moda, come è stato mostrato nelle immagini proiettate: “Il damasco lavorato a fior di cardo, utilizzato per l’abito festivo per eccellenza, viene reso con colori pieni che davvero rendono giustizia all’opera del pittore il quale rendeva credibili le sue scene anche attraverso i particolari”. Decifrare i molti simboli è fondamentale per comprendere questa pittura: “Il cardellino è una prefigurazione della passione e morte di Gesù, le quaglie sono simbolo di fedeltà”.
Nelle vicende dei de Bosis ci sono anche alcuni enigmi araldici che l’autrice ha brillantemente risolto.
Daniele de Bosis fu chiamato a Milano alla corte sforzesca per il grande progetto decorativo della Sala della Balla e qui, entrando in contatto con molti altri artisti, ebbe modo di aggiornare il suo repertorio, arricchendolo con nuove acquisizioni che resero i suoi volti più raffinati, dipingendo le figure femminili, come le ha definite Claudia Ghiraldello, quali “Signore garbate”. In un contratto del 19 ottobre 1496, oltre alle spese per i colori, si prevedevano anche un paio di scarpe e qualche bevuta di vino. In quell’occasione fu rubato il ponteggio di sostegno che dovette essere ripristinato e Daniele, non soddisfatto della sua retribuzione, ebbe un ulteriore pagamento.
Claudia Ghiraldello ha concluso dicendo: “Questo libro e quello precedente dedicato a Gaspare da Ponderano sono una scommessa vinta per la conoscenza e la promozione dei nostri artisti provinciali tardogotici attenti a percepire le novità del tempo ed entusiasti nell'emularle”.
Piera Mazzone