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LionsClub Valsesia ha ricordato Federico Strobino FOTO

Serata sul professore originario di Mosso

LionsClub Valsesia ha ricordato Federico Strobino FOTO

Martedì 11 febbraio al meeting del Lions Club Valsesia è stato invitato come ospite e relatore il Professor Marcello Vaudano, Presidente del DocBI, Presidente dal 2010 al 2016 dell’IstorBiVe, già docente al Liceo di Biella. Il tema scelto: "Federico Strobino: il Novecento di un italiano" Una vita vissuta a tutto gas tra fascismo, guerra, impegno politico e culturale, è stato la straordinaria vicenda umana del Professor Federico Strobino, docente presso le scuole di Borgosesia, appassionato cultore della storia del Monte Fenera: dal 1968 Presidente del GASB (Gruppo Archeo-Speleologico di Borgosesia) sorto a Borgosesia nel 1953, il primo in Piemonte; dal 1991 al 1994 Presidente dell’Ente Parco del Monte Fenera, fondatore del Museo Archeologico. Nel 1981 la Società Valsesiana di Cultura pubblicherà il suo libro “Studi sul Monte Fenera. Preistoria in Valsesia”, che divenne un testo fondamentale per le ricerche, integrato e completato in una successiva edizione del 1981 e nel nuovo volume: “Preistoria e Storia antica in Valsesia: Monte Fenera e dintorni”, pubblicato postumo nel 2006.

Nel 2020 a Strobino fu dedicato lo spettacolo teatrale: “Al di là delle Alpi”, realizzato con la regia di Flavia Grosso, rappresentato anche al Cinema Teatro Lux di Borgosesia e nel 2021 la regista Audrey Gordon girò un documentario, con testi e consulenza scientifica dello storico Alberto Cavaglion: “Dove danzeremo domani”. 

Vaudano ha definito Strobino “arcitaliano”, termine coniato da Curzio Malaparte che racchiudeva nella sua complessa e contraddittoria personalità molti difetti e pregi degli italiani, come lui Federico Strobino ha lasciato un segno nella società italiana, della quale fu un campione rappresentativo, per quanto anomalo: “Uomo normale, ordinario, costretto a fare cose straordinarie dalla crudezza del tempo, che scelse la via della giustizia, dell’umanità, della solidarietà”. Questa biografia inquadra il personaggio in un tempo sconcertante e porta per la prima volta alla luce un’ampia documentazione politica, letteraria e privata, grazie alla disponibilità dei figli del professor Strobino: Paola, Silvana, Gianluigi e il primogenito Mario, che vive a Nizza e proprio l’11 febbraio ha compiuto ottantuno anni.

Strobino è passato in mezzo alle storie più buie ed esaltanti del Novecento e le ha vissute in pieno: “A tutto gas: prendendo il meglio del carattere italiano: tempra, coraggio, testardaggine, convinzione, eccellenza”. La data di nascita e quella di morte sono simboliche: nel 1915 l’Italia stava per entrare nell’esperienza devastante della prima guerra mondiale, si formò nel Ventennio, fu militare, combatté, visse il dopoguerra con una lenta risalita per recuperare i suoi interessi e conquistare una stabilità affettiva ed economica. Si godette gli anni del riconoscimento pubblico, morendo proprio all’esordio del nuovo millennio. 

I genitori di Federico Strobino erano originari di Mosso Santa Maria, ma il nonno Federico, era sceso all’Arsenale di Venezia per lavorare come Capo Tecnico principale, il padre Luigi restò nell’ambito marittimo, si trasferì a Genova come tecnico navale. Federico nacque a Cornigliano, oggi quartiere di Genova e visse un’infanzia agiata, manifestando già quell’inquietudine per il mistero delle origini della vita e quell’ansia di sapere che lo caratterizzarono da adulto: “Era un ragazzo curiosissimo, la natura, l’arte, la montagna erano i punti forti della sua formazione. D’estate tornava volentieri a Mosso, dove era amico del fior fiore degli industriali biellesi. Negli anni Trenta a Genova frequentò la facoltà di Economia e Commercio, incrociando come professore Emanuele Sella. Nel 1939 si laureò anche in Geografia con una tesi sul Biellese”. 

Il giovane Federico avrebbe voluto essere arruolato tra gli Alpini, ma, a causa della sua corporatura troppo esile lo assegnarono alla Fanteria. La fonte per ricostruire le vicende di quegli anni è un diario che tenne scrupolosamente aggiornato e che, quando era ormai anziano, riprese e trascrisse a macchina, omettendone alcune parti e modificandone altre, ma lasciando comunque una fonte significativa. Durante la guerra la Francia dai tedeschi fu divisa in due: nella parte del paese formalmente non occupata dai tedeschi, nel giugno 1940, in seguito alla sconfitta francese a opera dei nazisti, nacque la Repubblica di Vichy, sede del governo collaborazionista. I porti del sud della Francia erano controllati direttamente dai tedeschi, mentre la Costa Azzurra e i Dipartimenti Alpini della Savoia, Alta Savoia, Provenza furono affidati all’amministrazione italiana. Il tenente Federico Strobino fu mandato come comandante di presidio a Saint-Martin-Vésubie, un piccolo comune francese a mille metri di altezza, situato nel dipartimento delle Alpi Marittime della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Durante la seconda guerra mondiale, il territorio e le unità ricettive del Comune furono usati dal corpo diplomatico e dall'esercito di occupazione italiani come principale centro di raccolta e concentramento della popolazione ebraica residente in tutta la regione, in realtà usato come rifugio sicuro, evitandone la consegna ai tedeschi, fino all'armistizio dell'8 settembre 1943. A Saint Martin Vesubie si rifugiarono milleduecento ebrei per costruire una convivenza pacifica e sicura. Federico conobbe e frequentò due giovani donne ebree russe: Rimma Dridso e la sorella Vera, che vivevano in uno chalet di proprietà. Nacque una passione intensa, bruciante con Rimma, nonostante fosse già sposata ed il marito fosse fuggito a New York. Alla vigilia dell’8 settembre fu organizzata la fuga in Italia degli ebrei: Federico aiutò quattrocento ebrei a valicare il colle della Ciriegia, a 2.500 metri slm. Il giorno dopo i tedeschi deportarono i pochi ebrei rimasti nel paese francese, che scomparvero nei campi di sterminio. Rimma e Vera trovarono rifugio a Boschi di Pistolesa, poco distante da Mosso Santa Maria, dove nacque Mario, che portava il cognome del marito di Rimma: Levin. L’amore tra i due finì nel 1946: Rimma si trasferirà a Nizza, mentre la sorella Vera diverrà traduttrice per Einaudi di alcuni grandi classici della letteratura russa. Nel dopoguerra Federico incontrerà la donna della sua vita: Ileana Giorgi, di Cento, insegnante, che sposerà e gli darà tre figli: si stabilirono a Borgosesia, dove Federico aprì uno studio da commercialista e insegnò nelle scuole valsesiane. Durante le vacanze estive giungeva a Borgosesia Mario: quella di Federico e Ileana era una famiglia straordinaria, che seppe creare una situazione emotivamente serena. 

Al termine del racconto, molto coinvolgente, si è creata una grande emozione, accresciuta anche dalla presenza di due figli di Federico: Paola e Gianluigi. Andrea Ballarini, Presidente del Lions Club Valsesia, ha commentato: “Da oggi abbiamo quattro amici in più e un relatore d’eccezione, Presidente di un’importante Associazione Culturale con la quale condividiamo i nostri valori fondativi e soprattutto lo spirito di servizio”.

Il giorno successivo la straordinaria vita di Federico Strobino è stata presentata all’Università della terza Età di Borgosesia riscuotendo ugualmente un grande apprezzamento.

Piera Mazzone

Redazione- Piera Mazzone

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