Il 28 febbraio nell’aula magna dell’Itis Lirelli di Borgosesia si è svolto un momento didattico e culturale sicuramente di alto profilo, che ha coinvolto tutte le classi terze del plesso scolastico. Infatti la Prof.ssa Luisella Giachino, docente di Letteratura italiana all’Università di Torino, ha svolto una densa lezione, ricchissima di prospettive critiche, su una novella poco nota e poco studiata del Decameron di Giovanni Boccaccio, la sesta novella della IV giornata, ossia la novella di Andreuola e Gabriotto. La Prof.ssa Giachino ha al suo attivo più di cinquanta studi di rilevanza internazionale, e molte pubblicazioni su riviste accademiche di grande prestigioso come “Studi secenteschi”, inoltre è anche un’attenta lettrice e interprete del capolavoro in prosa del Trecento. La studiosa è stata presentata dal Vicepreside Prof. Giordano Giacobino, che ha ricordato la vicinanza del mondo letterario con quello tecnico, citando il caso emblematico di Primo Levi, e dal Prof. Gabriele Federici che ha tracciato un breve profilo della relatrice. La lezione, che ha occupato interamente il tempo a disposizione, si è snodata tramite un’attenta, meticolosa e partecipata interpretazione puntuale del testo, che è stato visualizzato tramite un videoproiettore. Così gli allievi presenti hanno potuto seguire passo dopo passo la lettura critica, che è stata condotta secondo una doppia linea: una intratestuale (cioè la novella in questione, come ha magistralmente dimostrato l’italianista, “dialoga” a distanza con le opere del periodo napoletano, come il Filostrato) e una intertestuale (qui la studiosa ha fatto riferimenti puntuali alla Poetica di Aristotele, citazioni non astratte, ma spiegate agli studenti tramite schemi concettuali). La novella presa in esame, come ha rilevato la Prof.ssa Giachino, è “come un meraviglioso albero dalle molte radici” che ricompone, riordina, dando una prospettiva armonica, pur nel quadro di dolore, l’intera quarta giornata dominata dagli amori infelici. In questo quadro emerge per potenza iconica la figura della protagonista, caratterizzata dalla fortitudo, che le fa superare non solo la morte dell’amato Gabriotto, suo sposo in segreto, ma nell’explicit della novella, le fa abbracciare con convinzione la vita monacale, intesa non come fuga dal mondo e rinuncia ad esso, ma come edificazione esistenziale.