Si è spento serenamente nella sua casa di Aranco il pittore Vittorio Damiani, circondato dall’affetto dei suoi familiari, la moglie Wilma, i figli Simone e Carolina con Federico, le nipoti Margherita e Maddalena. Il 22 novembre 2024 a Ghemme, nelle affascinanti sale della dimora d'epoca di Spazio E. era stata inaugurata la sua ultima mostra personale: "Memorie per il tempo", curata da Enrica Pedretti, che aveva scelto un titolo evocativo, che riassumesse una vita dedicata a raccontare il mondo e la natura con i pennelli. In quadri volutamente lasciati senza titolo e senza data, Vittorio sapeva ascoltare il fluire della natura indifferente alle sorti dell’uomo: i vegetali si muovevano e si trasformavano, germogli, foglie, frutti ogni anno scandivano il ritorno della vita dopo la stasi invernale, mentre le pietre rotolando, si accumulano, quasi a proteggere la terra madre, ignorando le presenze umane.
Nato a Grignasco nel 1936, fin da bambino Toio fu soprannominato Giotto per la sua grande passione per i colori e l’abilità nel disegno. Terminate le scuole elementari negli anni in cui la guerra era finita lasciando il posto ad un paese in macerie, che doveva ricostruirsi fisicamente e moralmente, Vittorio cominciò presto a lavorare accanto al padre calzolaio, nel contempo perfezionava l’arte del disegno frequentando la scuola serale di Grignasco, dove conobbe il Maestro Lino Tosi. Nella vetreria Vetro Arte scoprì il vetro e comincia a modellarlo, contemporaneamente scolpiva il legno, presso la falegnameria Perazzi. Acquistando una quota della vetreria Felcea ebbe l’opportunità di progettare e realizzare vetrate artistiche, che furono molto apprezzate. Frequentò la prestigiosa Scuola Barolo di Varallo dove ritrovò il Maestro Lino Tosi.
Ha dipinto moltissimo, rappresentando soggetti diversificati, passando dai ritratti alle riproduzioni architettoniche, agli animali con i prediletti cavalli: prove d’artista per trovare la sua vera strada. Utilizzando colori forti, espressivi, dipinse quello che il suo sguardo e il suo cuore prediligevano: montagne e paesaggi valsesiani. Qualche anno fa a Guardabosone, in una mostra curata dall’amico ed estimatore Cesare Locca, espose opere che colpivano per la forza e l’impressionismo dei colori imprigionati in forme scabre.
Don Roberto, nell’omelia della messa funebre, con grande delicatezza, ha saputo ricordare la bellezza che Vittorio ha portato nella vita di coloro che lo hanno conosciuto, donando sfumature di speranza: “Il suo modo di guardare il mondo, di entrare nella realtà, si traduceva in pennellate che racchiudevano la bellezza del creato. Aveva saputo accogliere il trascorrere del tempo, scoprendo in ogni età una bellezza da condividere. Amava dipingere gli uccelli, quasi metafore del nostro destino, di salire sempre verso il cielo sereno. L’amore vince la morte perché è capace di vedere nella vita di ognuno un capolavoro: Vittorio nelle adorate nipotine vedeva il futuro”. Hanno voluto salutarlo con un commovente scritto anche le “viaggiatrici”: “Nella casa di Piode ci hai sempre accolte con sagacia ed ironia, abbiamo trascorso insieme momenti belli, profondi e di piacevole leggerezza. Continueremo ad ammirare le tue tele con emozione, ricordandoti come un nonno dolce e fragile”.
In me Vittorio ha lasciato una grande nostalgia di qualcosa rimasto sospeso: avrei davvero voluto conoscerlo prima, per farmi raccontare come era nato quel mondo interiore tanto ricco di armonia e bellezza, che sapeva condividere traducendolo in arte.